Spara a Zero, il killer dei talent show
«I talent show? Un danno enorme». A dirlo è uno che di giovani e musica se ne intende. E anche tanto. Dall'alto dei suoi quasi 60 anni (li compirà il 30 settembre) Renato Zero va veloce. Velocissimo. Il suo ultimo cd «Presente» è già triplo disco di platino con 350 mila copie vendute e oggi uscirà nei negozi il nuovo cofanetto dvd/cd «Presente ZeronoveTour» che, oltre a interviste esclusive e dietro le quinte, contiene il brano inedito «Unici» dedicato ai «sorcini» più accaniti, quelli che lui definisce «i fan della transenna». Ancora prima dell'uscita, il cofanetto è già prenotato da 50 mila persone. In questi tempi di crisi nera praticamente un record. Soprattutto se si considera che il musicista romano ha voltato le spalle alle major e si è messo in proprio con la sua etichetta discografica «Tattica». Zero cavalca il presente forse come mai prima d'ora. È protagonista dello show business ma l'autorevolezza conquistata sul campo gli consente di non subire le logiche perverse del mercato televisivo. Nel mirino ci sono i talent show, senza distinzioni. «I ragazzi devono fare la gavetta come l'abbiamo fatta noi - spiega - Tra litigi, urla e riappacificazioni quelle trasmissioni sono uno zoo. E poi, se vuole il regista, i concorrenti si sposano pure. Gli autori dovrebbero preoccuparsi dell'uso improprio delle telecamere che sono presenti sempre e ovunque. I giovani che escono dai talent show sono sguarniti. La consapevolezza di essere qualcuno arriva solo dopo aver lavorato nell'ombra. Questi ragazzi sono allo sbaraglio». Renato è un fiume in piena e ne ha per tutti, Decreto Bondi e Fondazioni liriche comprese. «Il fatto che in passato una cattiva gestione di questi contributi abbia dato risultati negativi - prosegue il cantante - non può presupporre che ad andarci di mezzo siano i musicisti. Parliamo di una musica che è stata rovinata dagli abbonati. La Scala di Milano o l'Opera di Roma dovrebbero aprire le iscrizioni a tutti coloro che vogliono attingere da questo patrimonio. Così si ammortizzerebbero le spese. Non è possibile che un'opera da milioni di euro sia rappresentata solo per 4 giorni e per non più di 800 "fortunati". E gli altri? Perché un giovane di 18 anni non può assistere a un concerto di Puccini o a una pagina di Verdi? Non dovrebbe essere una concessione ma quasi un bene naturale». E forse anche un modo per sconfiggere la solitudine. Renato preferisce «la carbonara al botulino» e invita a non «essere complici del malcostume» e a non «tacitare la solitudine con la cocaina». All'ordine del giorno l'Abruzzo. «Vogliamo dare un seguito al concerto dell'Olimpico - anticipa Zero - Vorrei mettere in piedi un piccolo motore per sollevare l'Abruzzo usando la radio come volano. Ho già coinvolto Raffaella Carrà e Giorgio Panariello». Il progetto consiste nel riunire vari artisti per una serie di puntate su Radiodue. Ma all'Abruzzo andrà anche l'incasso dei biglietti del suo «Incontro d'autore» all'Auditorium di Roma, in programma il 31 maggio. E Fonopoli? «L'associazione culturale ha consegnato al sindaco Alemanno il piano di fattibilità - risponde sicuro - Ora aspettiamo una risposta in tempi brevi. Abbiamo anche allacciato un ottimo rapporto con il Credito Sportivo. Il presidente ha sottoscritto un'alleanza con noi e in seconda battuta con il Comune di Roma». Si può dire che Zero stia vivendo una seconda giovinezza. Domani incontrerà i fan alla Fnac di Milano, mentre la prima uscita live sarà ai Wind Music Awards, il 28 e 29 maggio all'Arena di Verona. E proprio come i giovani ha ancora sogni nel cassetto. Uno di questi è il cinema e pare che all'orizzonte ci sia già qualcosa più che un vago progetto. «Non è detto che io debba essere davanti alla macchina da presa - conclude - posso anche stare comodamente dietro. L'esperienza me lo consente. Mi piacerebbe molto fare la regia, un ruolo più idoneo, alla vigilia dei 60 anni. Potermi raccontare sarebbe un modo impeccabile di trasmettere ancora emozioni attraverso il cinema». E non è detto che per vederlo all'opera dovremo attendere molto. Alla domanda se ci sia già un produttore risponde con un «sì c'è». Se ce ne fosse ancora bisogno, un'ulteriore conferma che l'età non è un fatto anagrafico. Renato docet.