Un trio di stelle per San Francesco
Ametterli a confronto sulla scena è «Francesco e il re» di Vincenzo Ziccarelli, incarnato da stasera al 23 maggio al Quirino da un terzetto d'interpreti d'eccezione come Ugo Pagliai, Philippe Leroy e Paola Gassman, diretti da Geppy Gleijeses. Il futuro Santo Francesco di Paola incontra il re Luigi XI, spaventato dalla malattia e dalla morte quanto afflitto dall'esercizio della sua responsabilità, nel castello Plessis-du-Parc di Tours agli albori del Rinascimento. Il re si inginocchia al cospetto del santo, pregandolo per essere guarito. Il miracolo tuttavia non può avvenire: Luigi non cerca il Dio della misericordia di cui Francesco è portavoce, ma una divinità che esaudisca il suo personale desiderio di restare attaccato a questa vita. Si sparano addosso battute terribili e in quel momento sono l'incarnazione filosofica di due realtà opposte e speculari: Francesco è una ventata d'aria pura, degno erede del poverello d'Assisi, predica giustizia sociale e pace, si nutre di erbe e vive in povertà come un hippy di quarant'anni anni fa. «Lo spettacolo non prevede cambi di scena, è un unico luogo, un terreno lunare, un cretto di Burri, un'increspatura cerebrale - spiega il regista - Dietro, invece, cambia il mondo, con proiezioni fisse e in movimento che, come in un film o meglio in un quadro astratto, ci riportano i luoghi ma ancor più le angosce, i dubbi, i fantasmi dei protagonisti. Abbiamo scelto uno stile di recitazione asciutto, semplice, severo, a volte ironico, mai enfatico o sovrabbondante. Lo scopo era raggiungere un'astrazione poetica, un realismo magico, che ci consentissero di evitare i santini e di mettere a fuoco quello sguardo di "humana pietas" che dovrebbe illuminare tutta l'umanità, dal minimo dei minimi al più potente degli uomini».