Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Kasia Diva: l'Italia è piena di burocrati

Esplora:
L'attrice Kasia Smutniak

  • a
  • a
  • a

Tratto dall'omonimo romanzo best seller di Amara Lakhous (ed. e/o), sbarca nelle sale dal 14 maggio (distribuito da Bolero) il film «Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio», opera prima di Isotta Toso, prodotto da Sandro Silvestri e Maura Vespini. Nello storico quartiere romano dell'Esquilino, residenza borghese della burocrazia di fine Ottocento, è presente da anni una forte presenza di varie etnie. In un singolare condominio di piazza Vittorio, italiani e stranieri convivono tra mille intolleranze: ci sono due fratelli diversissimi, Marco (Daniele Liotti), avvocato fallito, e Lorenzo (Marco Rossetti), detto il Gladiatore, coatto romano razzista; la superba signora Fabiani (Milena Vukotic); il professore milanese Marini (Roberto Citran) e la fotografa Giulia (Kasia Smutniak). Quando il fratello coatto brucerà in ascensore, i conflitti dello stabile esploderanno. Smutniak, da polacca che vive in Italia da anni ha mai subìto affronti razzisti? «Ho trovato qui la mia fortuna e non ho mai avuto problemi particolari, se non con la burocrazia. Vivo ormai in Italia da dieci anni e non penso che questo sia un Paese xenofobo, anche se molti strumentalizzano questo aspetto». Cosa ha in comune con il suo personaggio? «Giulia incarna lo scontro di civiltà all'interno di una coppia e di una generazione, quella dei trentenni di oggi, che vivono in una specie di limbo. Non prendono mai decisioni, non fanno mai un passo avanti né uno indietro e sono per giunta abbastanza noiosi. Anch'io sono una trentenne, ma credo di essere più fiduciosa nel futuro». Qualcuno dice che in Italia lavorano troppe attrici straniere. «Sì, ho sentito dire che anche Carlo Rossella la pensa così, ma stento a crederlo da un uomo cosmopolita come lui: magari sono solo dichiarazioni mal riportate sui media». Quanto l'ha aiutata all'inizio essere la compagna di uomo popolare come Pietro Taricone? «Nel lavoro per niente. Mi piacerebbe tornare a lavorare con lui in un film, ma è impossibile perché noi due, insieme sul set, scoppiamo subito a ridere». Come si è trovata accanto a John Travolta sul set di «From Paris with love»? «È stato bellissimo, Travolta è un uomo sorprendente, tenero e questo film mi ha spalancato le porte di Hollywood. Anche il ruolo era molto intenso e drammatico, lì sono una donna kamikaze, una fidanzata di Allah. Questo film è l'ennesima testimonianza del cosmopolitismo: io, polacca, ho fatto un provino a Parigi per un film hollywoodiano. Il primo giorno che ho incontrato John sul set, l'ho visto tutto rasato, calvo, e gli ho detto: «Come sei strano", non sapendo che era reduce da un incontro stampa nel quale molti avevano già criticato il suo look. Mi sarei mangiata la lingua!». Sogni nel cassetto? «Vorrei recitare in un ruolo comico e mi piacerebbe essere diretta da Tim Burton in un film surreale. Intanto, tra poco mi vedrete in "La Passione" di Mazzacurati e poi ho diversi progetti ancora top secret».

Dai blog