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Quel legame nevrotico con il gatto

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Storiedi gatti e dei loro padroni, racconti di tradimenti e di amori inconfessabili, affreschi di solitudini non dette e amicizie imbarazzanti. «Non dire gatto» di Barbara Constantine (Cairo Editore, pag. 200, 15 euro) è tutto questo e molto altro. È frizzante quanto sa esserlo la scrittura francese contemporanea, è denso ed è, soprattutto, intimamente umano. Definito un «fuoco d'artificio», arriva finalmente anche in Italia il romanzo d'esordio dell'autrice di «La bella estate di Melie», uno scritto capace di far sorridere e di correre via pagina dopo pagina sotto il velo di una malinconia che sa dei tempi di oggi. Sentimenti troppo umani affidati a voci di gatti e lamenti di cani, che così diventano lievi quanto paradossali, eppure parlano d'amore. Scoprire Barbara Constantine a ritroso vuol dire anche apprezzare la sua capacità di nascere come scrittrice così come la si conosce oggi, dopo tre anni. Sceneggiatrice, ceramista e autrice, è una parigina di nascita che scrive da parigina: esilarante, un po' crudele, ma così tanto sentimentale.

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