Sandrelli: "Noi donne ridotte soltanto a merce di scambio"
Figlia di un astronomo che Carlo V volle al suo fianco, da una condizione agiata, la veneziana Cristina da Pizzano precipita nella miseria, vedova e con tre figli piccoli. A Parigi vince però fame, paura e disperazione, grazie alla scoperta di un dono, il suo talento poetico che viene esaltato da due mentori. Questa la storia straordinaria di un'anticonformista riuscita a vivere, da donna del Medioevo, soltanto grazie alla propria poesia. La sua biografia e la sua vita hanno spinto Stefania Sandrelli a fare un film sulle sue peripezie. «Christine Cristina», prodotto da Cinemaundici, Diva, Rai Cinema e dal 7 maggio al cinema distribuito da 01, è interpretato da Amanda Sandrelli. Accanto a lei un cantastorie da osterie (Alessandro Haber), capace di farle conoscere quel mondo degli umili che animerà poi le sue poesie; e Gerson, un teologo sopraffino (Alessio Boni), combattuto tra la fede e l'attrazione per questa donna originale. Stefania Sandrelli, come è nata l'idea del film? «Un giorno ero in libreria e ho scoperto per caso la biografia di questa piccola grande donna, nata nel 1364, una figura che è riuscita a conquistare un posto molto importante alla tavola delle donne illustri della Storia: straordinaria per la sua modernità, eppure non la conosce nessuno». Perché lei, signora della commedia all'italiana, ha deciso di passare dietro alla macchina da presa? «Tutti gli attori desiderano prima o poi diventare registi. A cominciare da Pietro Germi, che era un grande attore, fino a Bertolucci che sognava di recitare. I registi sono spesso degli attori mancati. Già vent'anni fa, volevo dirigere un film, "Buongiorno amore", storia di due sorelle particolari. Ma tutti mi chiusero le porte in faccia. Stavolta, invece, mi sono incaponita e ce l'ho fatta. Il film era stato già selezionato al festival di Roma. Se tutto andrà bene, continuerò a realizzare film su altri personaggi storici femminili». Nel ruolo della protagonista appare sua figlia, una scelta dettata dall'amore materno? «No, perché al cinema non si può barare. Amanda incarnava perfettamente Cristina, ha un fisico minuto, è aggraziata, ma possiede anche un bel caratterino ed è una brava attrice». La regia è firmata anche dal suo compagno, Giovanni Soldati, e tra gli sceneggiatori spicca il nome di Furio Scarpelli, appena scomparso: che ricordo ha di lui? «Era come un angelo sul set, una persona speciale che si esprimeva bene fuori dalle parole: grazie a lui nel film c'è quel quid di buffonesco che ricorda "Brancaleone alle Crociate". Anche il cast è stato eccezionale, con bravi attori, come Roberto Herlitzka, Paola Tiziana Cruciani, Mattia Sbragia, Blas Roca Rey e tanti altri». Margherita Buy ha detto che sarebbe felicissima se lei vincesse il David... «La Buy è un'attrice magnifica, mi piacerebbe dirigerla. E in quanto al David, penso che stavolta mi toccherà riceverlo». Esiste un parallelo tra le donne del Medioevo e quelle di oggi? «Il mio è un film ottimista, in cui racconto la storia della prima donna che riuscì a vivere grazie alla propria penna. Oggi, è più comodo per il potere maschile che le donne stiano un passo indietro e si concino tutte carine, è più comodo anche per l'ordine delle cose. Ma è un peccato che le donne ora si siano ridotte ad essere solo merce di scambio, dimenticando le loro doti, i loro talenti e cedendo troppo spesso ai compromessi».