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Teatro, Luisa Ranieri porta sul palco L'oro di Napoli

Luisa Ranieri ospite a Victor Victoria

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Ha debuttato ieri al Teatro Argentina lo spettacolo ispirato all'omonimo film diretto da Vittorio De Sica e ai racconti di Giuseppe Marotta, questa volta portato in scena nell'adattamento teatrale di Gianfelice Imparato e Armando Pugliese, che ne cura anche la regia, «L'oro di Napoli». Sul palcoscenico Gianfelice Imparato e Luisa Ranieri tessono le vicende umane e affannate peripezie di una Napoli traslata in un palazzo-microcosmo, popolato da personaggi che interloquiscono tra loro nell'androne, tra le scale, nella strada, sui pianerottoli, dando vita alla coralità dolente e magica di una città anche furbesca ed ingannatrice. Un unico caseggiato dove convivono ancora tutti gli strati sociali della città, abitato da personaggi le cui vite si rivoltano su se stesse, drammatiche o grottesche. E sfilano davanti alo sguardo dello spettatore come se ci si trovasse davanti ai pastori di un presepe che affaccia sul mare, pieno di grotte ed anfratti, dove il sole difficilmente entra. Da quei balconi e da quelle finestre emana un respiro comune, ferocemente teso alla sopravvivenza, cinico e dolente, ma anche garbatamente ironico. «È da quella miriade di personaggi e di situazioni, dolenti o comiche, tragiche o paradossali, raccolte tutte in un unico di quei palazzoni di cui pullula il centro storico di Napoli che si intende partire per un'edizione teatrale de "L'Oro di Napoli" - commenta il regista Armando Pugliese - Questa edizione teatrale de L'Oro di Napoli di Giuseppe Marotta non sarà una pedissequa riproposta del film di De Sica, ma una ricomposizione totalmente nuova dei suoi racconti, di cui alcuni sfruttati anche dal film ma altri completamente inediti da un punto di vista spettacolare e tratti direttamente dagli scritti di Giuseppe Marotta. L'incedere sostenuto e volutamente disarticolato delle vicende che ritarda all'inizio l'identificazione dei personaggi, si distende e si ricompone nella percezione di un unico lungo episodio nel quale si intreccia incurante la "cabala" che, avendo preso il posto della speranza, ci conduce al vuoto e al silenzio».  

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