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«Amori folli» di Resnais tra sentimenti segreti e dialoghi appassionanti

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Sorrettada uno stile smagliante e da tecniche sapienti e sempre rinnovate. Ce lo riconferma il film di oggi come già ce lo aveva confermato di recente anche «Cuori» all'insegna, con ispirazione felice, degli amori malinconici. Adesso, il titolo della versione italiana lo premette, si tratta di «Amori folli», non però nel senso con cui abitualmente si indicano, ma per delle circostanze singolari e curiose che tendono a farli sentire fuori dalla norma. Resnais li ha trovati nel romanzo di uno scrittore molto fecondo ma di nicchia, Christian Gailly, molto stimato nella letteratura francese di questi ultimi tempi. Con i suoi collaboratori alla sceneggiatura, Alex Réval e Laurent Herbier, li ha rielaborati con rigorosa attenzione per dar loro la collocazione più adatta allo schermo. Intanto una voce narrante, che spiega e commenta. Poi due personaggi che non hanno niente in comune: Georges e Marguerite. Lui sposato con prole, lei votata soprattutto al suo amore per il volo con brevetto di pilota. Un incontro più che fortuito. Lei è borseggiata, il ladro, dopo averne presi i soldi, si sbarazza del portafoglio, lui lo trova e lo consegna alla polizia. L'altra pensa di ringraziarlo, ma si limita a telefonargli, prima disturbandolo poi attraendolo a tal segno che, involontariamente e disturbata a sua volta, lo induce a seguirla, a volerla conoscere e, forse, a innamorarsene. Con la comprensione della moglie che resta tale anche quando lei, pur con alti e bassi e tra varie contraddizioni, è spinta a ricambiarlo... Un gioco, forse, ma dipanato, ad ogni sua svolta, con quasi accigliata serietà, chiedendo al cinema, e ai segreti più fervidi del suo linguaggio, di sostenerla in ogni suo momento. Non solo grazie a quella voce narrante che ha gli echi del romanzo alla base, ma con florilegio di dialoghi vivacissimi, anche quando privilegiano i mezzi toni, e con una costante ricerca sulle immagini, accese spesso da invenzioni suggestive e nuove, dando spazi via via sempre più intensi ai due attori principali che, come già in «Cuori», sono Sabine Azéma e André Dussollier, quasi estraniati da se stessi per poter esprimere i sentimenti difficili dei propri personaggi. Scanditi, in modo congeniale, dalle musiche di Mark Snow, intente abilmente a riprodurre le cadenze quasi sincopate della scrittura dell'autore letterario. Degno corollario di un film perfetto.

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