Il Trillo del Diavolo suona all'Olimpico
LorenzoTozzi Capita di rado un'accoppiata come quella che ci propone la musica a Roma oggi e domani. Come ogni altra arte anche la musica vive di «cavalli di razza», di artisti di provata bravura, di virtuosi o interpreti di vaglia (questo il nome spesso assegnato non immotivatamente), capaci di esaltare sia le pagine prescelte che l'attenzione dell'uditorio. Stasera ad esempio al Teatro Olimpico per la stagione dell'Accademia Filarmonica Romana un accattivante programma porta alla ribalta il violino di Domenico Nordio, alla bisogna opportunamente assecondato dal pianoforte del russo Mikhail Lidsky. Già di per sé eloquente il titolo «Il Trillo del diavolo» che sottolinea non solo la presenza della omonima celebre Sonata di Tartini, nella trascrizione stupendamente infedele di Fritz Kreisler, ma anche un ghiotto menù tra Sette e Novecento. Il barocco è spesso riletto con gli occhi di autori novecenteschi, come il Vivaldi della Sonata in re maggiore «riveduto e corretto» da Respighi, l'omaggio a Tartini da parte di Dallapiccola (Tartiniana seconda) o ancora tre Capricci del sulfureo Paganini reinventati dal polacco Szimanowski. Ed al centro la cantabile Regensonate di Brahms e la prima lirica Sonata di Grieg. «Si tratta di pagine molto difficili – confessa Nordio – altamente virtuosistiche e raramente proposte al pubblico. L'idea di questo programma nasce dalla volontà di riscoprire brani di autori barocchi o ispirati a musicisti barocchi realizzati però da virtuosi del primo Novecento. Tutte le trascrizioni che presentiamo non sono brani per violino con accompagnamento di pianoforte, ma lavori per duo a tutti gli effetti. In questo senso il Trillo del diavolo nella trascrizione di Kreisler è l'esempio più classico di una evoluzione strumentale». Altro appuntamento da non mancare quello con il programma accattivante proposto domani pomeriggio e domenica sera dall'instancabile Orchestra Sinfonica di Roma all'Auditorio Pio di via della Conciliazione. Sotto la direzione di Francesco La Vecchia continua il girovagare nella musica italiana del Novecento con un inusuale Mascagni comico quale quello dell'opera Le maschere (1901) presente con la sola briosa Sinfonia, mentre un pizzico di esotismo è evocato grazie all'armeno Aleksandr Arutjunjan, di cui si esegue il Concerto in la bemolle per tromba e orchestra (solista Marco Braito). Il piatto forte è però costituito come sempre da un pezzo di repertorio come la Sinfonia in Do maggiore «La Grande» del viennese Franz Schubert, ritrovata una decina di anni dopo la scomparsa del compositore. Una pagina di alto gradimento che è una sorta di quintessenza del sinfonismo schubertiano tra echi di Mozart e Beethoven.