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Tutto il mondo racchiuso nel magico asilo romano

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Roma non è soltanto la Caput Mundi da visitare, né la patria degli arroganti e dei nullafacenti da criticare. Ma esistono microcosmi che lavorano per migliorare la scuola italiana e lottare contro i pregiudizi. Nascosto tra gli alberi del Celio c'è un piccolo asilo, cuore pulsante di bambini, insegnanti, madri e padri. Lì, convivono piccoli italiani e stranieri, di tante religioni e nazionalità diverse. Lì, i genitori non si salutano soltanto per uno sguardo fugace sotto al portone dell'istituto. Al «Celio Azzurro», tutti gli adulti si mettono in gioco insieme con i bambini. Così, rivisitando le eccellenti e antiche dottrine pedagogiche, che nel Rinascimento fecero dell'Italia il Paese della bellezza e dell'arte, un gruppo di insegnanti ha oggi rivoluzionato il modo di vedere la scuola materna, spesso e altrove, scambiata per un parcheggio o uno spazio-giochi per ricchi. A raccontare questo mondo fantastico ci ha pensato il film di Edoardo Winspeare, «Sotto il Celio azzurro», già presentato al festival di Roma, nella sezione Alice nella città, prodotto da Fabulafilm e dal 30 aprile al cinema. Ma già la sera del 29 si svolgerà un'anteprima alla presenza del regista e del cast al Nuovo Cinema Aquila di Roma. Senza retorica e con quella semplicità tipica dei bravi registi, Winspeare ha ripreso la vita quotidiana della scuola. Facendo emergere la passione e l'energia di tutti coloro che s'impegnano per coltivare e proteggere un vero e proprio «asilo modello», purtroppo circondato da una cultura cinica e un sistema scolastico antiquato. Winspeare osserva, gioca, si nasconde nell'angolo della classe, dietro un albero nella ricreazione, durante l'ora di disegno e persino nell'ufficio dei maestri. E si percepisce come il Celio Azzurro, nato nel 1990 come primo centro multiculturale in Italia per l'accoglienza di bambini stranieri in età prescolare, sia diventato un modello di didattica. Anche i genitori durante l'anno sono sottoposti ad esami, per diventare bravi educatori. «Il film racconta la storia di questi straordinari maestri, molto italiani, romanissimi, estremamente seri, ma con tanta leggerezza e amore verso i bambini - ha raccontato Winspeare - La loro è una missione che contrasta con una società sempre più cinica e volgare. In un Paese, come l'Italia, dove nessuno presta più attenzione a chi fa il proprio dovere, la dedizione di questi maestri alla causa dei bambini e i loro risultati dimostrano che nulla è inutile se fatto bene. Per un anno ho seguito i maestri della scuola, cinque uomini e cinque donne nel loro lavoro quotidiano intriso di entusiasmo e amore. Attraverso la loro serietà e la loro leggerezza, ho visto con i miei occhi cosa significa la bellezza dell'educazione, direi anzi, la gioia di formare dei giovani esseri umani. Abbiamo raccontato un anno nella vita del Celio Azzurro come una sorta di regressione nel mondo dell'infanzia. Alla fine del viaggio, ognuno di questi meravigliosi maestri diventerà il bambino che era venti, trenta o quarantacinque anni fa, e noi con loro riscopriremo un'età dell'innocenza e della scoperta di un mondo bellissimo che credevamo dimenticato per sempre».

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