Lo Strega mi boccia, gli Usa no

«Avevoun paio di assi, sono diventati due di coppe. Che doccia fredda». Eccolo, uno che ha perso alla briscola del Premio Strega. Uno dei sette silurati (di 19 ne rimangono in gara 12). Negata la corsa alla cinquina, svanito il sogno dall'apoteosi finale al Ninfeo di Villa Giulia. Vito Bruschini, romano, sceneggiatore di lungo corso, era arcisicuro che il suo thriller epico «The Father - Il padrino dei padrini», portato in libreria dalla agguerrita Newton Compton, superasse lo scoglio della prima scrematura. Invece... Bruschini, com'è andata? Male. Il peggio è che non me l'aspettavo. E mica per presunzione. Ma perché alla vigilia del verdetto dei selezionatori guidati da Tullio De Mauro un responsabile della Fondazione Bellonci aveva detto ad Avanzini, il mio editore, che il libro sarebbe entrato. Per quale virtù? È stato già venduto in sei paesi, tra i quali Russia, Francia e Spagna. Il regista Alessandro D'Alatri ne ha comprato i diritti ancor prima dell'uscita. Per farne un film. Prodotto in Usa, dato che negli States la mia storia piace. Insomma, per lo Strega era anche un'opportunità di parlare straniero. Invece, il ribaltone. Come se lo spiega? Esattamente non lo so. Ho anche pensato che il pistolotto di Berlusconi contro chi si ostina a parlare di mafia c'entri qualcosa. Suvvia, Bruschini, non mettiamo ovunque lo zampino del Cavaliere. Mondadori pubblica di tutto, anche i nemici giurati di Silvio. Beh, la questione di fondo è che allo Strega sono i grandi gruppi editoriali a muovere le pedine. Ma non sarà che i censori hanno pensato: che noia, questo qui vuol rifare Puzo? Se dicono così, non hanno letto il mio libro. Lì c'era un personaggio verosimile ma non vero, Vito Corleone. Qui c'è l'aggancio con fatti veri, con un pezzo di storia italiana e americana. Già, il suo eroe è una sorta di Gattopardo diventato mafioso. E poi c'è la vicenda, realmente accaduta, dell'affondamento di un transatlantico a New York. Il protagonista è Ferdinando Licata, un principe siciliano, latifondista. Anni Venti, la mafia comincia a perdere la struttura arcaica. Prima l'organizzazione "interprovinciale", poi la cupola. Il nobiluomo gestisce il potere manovrando i suoi gabellotti. Campieri, mezzadri. Arriva il fascismo, le squadracce, la repressione inflessibile del prefetto Mori. Licata emigra negli States, si trova di fronte racket e violenze, reagisce, avvia la scalata a Cosa Nostra. A questo punto, vicende vere. È il '42, nella Granda Mela affonda il «Normandie». Si pensa al sabotaggio delle spie naziste, poi - e qui s'innestano nuovi documenti - un rapporto chiarisce che c'è lo zampino del clan di Vito Genovese. Per costringere la procura a trattare con Lucky Luciano. Per questo The Father intriga oltreoceano. Da noi forse le ha nociuto il titolo. Conta moltissimo nella fortuna di un libro. Paolo Giordano, Premio Strega 2008, ha spopolato con «La solitudine dei numeri primi» anche e soprattutto per l'appeal del titolo. Inventato dall'editore. Allora la responsabilità è mia. Ho voluto io The Father. Rimanda a Godfather, può dare fastidio. Comunque si chiamerà così il film. Newton Compton preferiva "L'impero della mafia". Non mi è piaciuto. Avrebbe dato l'idea di un romanzo di genere. Invece racconta un pezzo di verità. Un altro suo peccatuccio: lei non è scrittore puro, ma uno sceneggiatore. Di poliziotteschi, come si dice. Percorso simile a Camilleri. Bell'accostamento, la ringrazio. E aggiungo che prima sono stato giornalista di reportage. Vabbè, ho provato a scalare gli Amici della Domenica da debuttante. Ma questo non è, per ammissione dei selezionatori, lo Strega dei debuttanti? Non si arrabbi. Magari in questi giorni, dopo essere stato cacciato da casa Bellonci, il suo romanzo vende di più. Sa che ha proposto, tra scherzo e provocazione, Raffello Avanzini? Di mettere sulla copertina di The Father la fascetta "Rifiutato dallo Strega". Faccia una previsione altruista. Chi vincerà? Paolo Sorrentino. Basta che non lo brucino a forza di dirlo.