Lo charme di Catherine Spaak fa rivivere Vivien Leigh

AntonellaMelilli Catherine Spaak è attrice di professionalità versatile e sicura che non ha mai esitato a misurarsi con i diversi linguaggi del cinema, del teatro e della televisione. E che non manca di affrontare scelte sempre nuove con l'eleganza di una recitazione improntata sempre a una cifra di impalpabile e raffinata leggerezza. Una caratteristica che appare come parte integrante della sua personalità e che in lei si trasforma in sensibilità capace di addentrarsi nelle pieghe nascoste dei personaggi più complessi. Come Edith Piaf, la cui figura straordinaria ha affrontato di recente in uno spettacolo intitolato Storie parallele, da lei stessa scritto e diretto. Riportandone in premio un grande successo di critica e di pubblico che l'ha accompagnata dal debutto in Campidoglio alle numerose tappe di una lunghissima tournée durata due anni. Ora è la volta di un'autentica icona del teatro e del cinema del Novecento che la Spaak impersona fino al 25 maggio sul prestigioso palcoscenico dell'Eliseo all'interno dello spettacolo Vivien Leigh – L'ultima conferenza stampa. Un testo scritto dall'attrice e drammaturga americana Marcy Lafferty che l'ha anche personalmente interpretato e portato al successo in Inghilterra e negli Stati Uniti. Dove l'indimenticabile interprete della Rossella di «Via col Vento» e della Blanche di «Un Tram che si chiama desiderio», viene colta nel corso di un incontro con i giornalisti poche settimane prima di morire nel 1967. E si racconta, senza mai mentire. Perché, come lei stessa afferma, dice quel che pensa e pensa quel che dice. Una donna malata di tubercolosi e angosciata dalla consapevolezza di una follia che l'ha più volte costretta alla sofferenza di devastanti elettroshock. E soprattutto un'anima di intensa e controversa drammaticità, moralista e in parte anticonformista, felice e triste, pronta sempre ad accettare le conseguenze delle sue azioni. Dove la passione per il teatro si delinea come unica fonte di equilibrio e di gioia all'interno di un percorso profondamente segnato dal legame di lavoro e di vita col grande Laurence Olivier, che fu suo marito. Un personaggio determinato, forte e fiero ma anche estremamente fragile e vulnerabile che per Catherine Spaak, qui anche autrice della traduzione, dell'adattamento e della regia, incarna l'attrice nella sua essenza più totale e assoluta. Per la sua eccezionale capacità d'interprete ma soprattutto per quel particolarissimo dono che le consentiva di varcare sulla scena il confine tra superficie e profondità e di immedesimarsi con incommensurabile naturalezza nell'inquietudine del proprio personaggio. Una figura ricca e difficile che all'attrice francese ha richiesto un lavoro certosino di concentrazione e di sperimentazione continua. Per farla rivivere all'interno di uno spettacolo vibrante insieme di energia e di libertà, capace di assolvere a quella condivisione di emozioni che per lei costituisce il senso vero del teatro.