Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Con Solondz vince l'orrido, ma sempre di qualità

default_image

  • a
  • a
  • a

Èperò così votato alla crudeltà nutrita di temi aspri da mettere a tal segno a disagio produttori e distributori da vedersi se non proprio accantonato, certo tenuto un po' in disparte fino a ritardare le uscite di alcuni suoi film o, qui in Europa, a vederli destinati solo a non più di due o tre Paesi. Secondo quelle stesse linee il film di oggi, più conosciuto con il suo titolo originale, «Life During Wartime». Si rifà, apertamente come seguito, a un altro film di undici anni fa, «Happiness», in cui si privilegiava ad ogni pagina, spesso con umor nero, l'orrore sotto l'apparenza della norma. Quasi tutti gli stessi personaggi di allora, con la singolarità che adesso, a ricrearli, sono stati chiamati altri interpreti, a qualcuno cambiando perfino il colore della pelle. Al centro, anche questa volta, tre sorelle, ma se ne portano in primo piano soprattutto due. Una, Joy, scoperte delle oscure perversioni del marito, si è ridotta ad uno stato vedovile turbato solo dalle continue visioni di uno spasimante defunto. L'altra, Trish, con un marito pedofilo appena uscito di prigione, cerca di rifarsi la vita con un vedovo di cui però il figlio più piccolo ha subito paura perché gli ricorda il padre... Uno dei temi, ripreso dal titolo italiano, è la possibilità di perdonare se si dimentica, ma attorno si agitano nuovi incubi e altre ossessioni ancora una volta in ambienti borghesi che, anziché essere tranquilli come ci si attenderebbe, sono sempre sconvolti da tali turbamenti da portare quasi ogni personaggio alla disperazione. È specialmente su questa disperazione, torva e angosciante, che Solondz ha puntato concedendoci solo rare pagine abbastanza serene, come il canto in ebraico del figlio dodicenne di Trish quando celebra il rito del suo ingresso nell'adolescenza. Il resto è solo nero, compreso un incontro sessuale del pedofilo uscito di prigione con una donna già anziana pronta a pagarlo. In climi in cui, come in quasi tutto il resto, è un certo tipo di mostruosità a prevalere. Con tali risultati comunque sul piano di una certa qualità che l'estate scorsa a Venezia son riusciti ad accaparrarsi un premio. Gli interpreti, in genere poco noti, convincono. Alla più nota, Charlotte Rampling, è toccato il personaggio della donna anziana che si paga il sesso. In cifre in cui vince l'orrido.

Dai blog