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Nella pellicola di Ghobadi

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JafarPanahi, il regista de «Il cerchio rosso», Leone d'oro a Venezia, è in prigione, Baham Ghobadi, il regista del film di oggi, si è visto duramente censurato il suo film d'esordio, «Il tempo dei cavalli ubriachi» e questo secondo l'ha girato quasi alla macchia avendo aspettato invano per due anni le necessarie autorizzazioni. Anche l'argomento è di quelli che oggi in Iran sono rigorosamente messi al bando, la musica moderna tipo rock e heavy metal cui invece molti giovani si appassionano. Baham Ghobadi ci parla proprio di questi giovani, essendo andati a seguirli nelle riunioni underground in cui suonano quasi da soli, unicamente per amore della musica. Ecco così la storia di due di loro che, appena usciti di prigione, meditano di espatriare per andare a esibirsi liberamente a Londra, prima però sperando ancora una volta di poter metter su già a Teheran una band pronta a seguirli. Un'impresa ardua, date le circostanze, che però permette a Baham Ghobadi non solo di farci ascoltare in numerose occasioni quel tipo di musica, ma di fare il punto, dall'interno, del modo di vivere di quei giovani, annotandolo nel momento stesso in cui annota loro attorno Teheran, la gente, le strade, le assurdità di certi divieti polizieschi, come quello che obbliga a tenere i cani in casa (anche i gatti, del resto, da cui il titolo, a indicare le vite segregate di quei giovani). Documento, documentario, cronaca dal vivo, con i modi spesso dei videoclip per affidare le immagini a ritmi non di rado, nei loro toni senza freni, apertamente derivati dalle musiche che esprimono. Sempre comunque all'insegna di un realismo diretto e immediato volutamente estraneo alle astrazioni e ai silenzi del cinema iraniano più noto. Sulla stessa linea la recitazione, sempre con gli accenti del quotidiano grazie a un seguito di facce e di gesti che sembrano incontrati per caso, quasi fatti sorgere all'improvviso di fronte alla macchina da presa. Tra i tanti interpreti, anche degli attori. Impegnati a non distinguersi dagli altri.

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