John Travolta, spia calva diretta da Morel
FROMPARIS WITH LOVE, di Pierre Morel, con John Travolta, Jonathan Rhys Meyers, Kasia Smutniak, Francia, 2009. John Travolta e una delle sue molteplici incarnazioni. Adesso è calvo, meglio, rapato a zero, una barbetta a punta, baffi spessi, un anellino all'orecchio. Sembra un teppista, invece è un agente della CIA in missione a Parigi per far luce su dei traffici di droga cui finirà per seguire una trama terroristica. Gli si accompagna un giovanotto elegante e sofisticato, anche lui della CIA però con un incarico di copertura presso l'Ambasciata degli Stati Uniti. All'inizio, fra i due, così diversi, sorgono delle incompatibilità e anche dei contrasti, ma poi il vortice delle complicazioni in cui si imbattono (uno cercandole, l'altro in un primo tempo solo subendole), li prende alla gola e si dimostreranno in gara uno più agguerrito dell'altro. In mezzo una storia che, a parte il titolo con cui si intende rendere omaggio a James Bond, si dipana affannosissima all'insegna del chiasso e del fracasso, con il cipiglio di quei videoclip in cui è solo l'azione ad imporsi con cadenze via via sempre più violente ed angoscianti, mentre, ad ogni svolta, esplodono colpi d'arma da fuoco (perfino con un bazooka), muoiono cattivi a bizzeffe, si impongono inseguimenti al cardiopalmo di automobili che regolarmente si concluderanno con schianti ed esplosioni. Ha portato sullo schermo tutto questo un regista francese, Pierre Morel, già piuttosto noto per questo tipo di avventure (lo ricorderà chi ha visto di recente il suo "Io vi troverò"). Luc Besson, oltre a finanziarlo, gli ha dato l'idea del soggetto, poi però ha lasciato che lo sviluppasse a piacimento evitando ogni sosta, ogni lacuna, perchè, nonostante la struttura narrativa non abbia sempre una sua logica, i suoi ritmi la facciano scorrere sempre impetuosa e travolgente, anche quando, al momento di concludere, accettano dei guizzi di ironia forse per consolare quegli spettatori interdetti di fronte a una storia d'amore finita male. Travolta al centro si esibisce con la sua grinta più dura con cui contrastano le espressioni sempre levigate dell'irlandese Jonathan Rhys Meyers che gli fa da socio. L'elegantemente femminile è affidato alla polacca Kasia Smutniak, molto nota e apprezzata in parecchi film italiani con cui a suo tempo ha esordito.