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Tormentone Strega

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Madicono che quest'anno allo Strega è tutta un'altra musica. Che il più importante premio letterario italiano (blasone direttamente proporzionale al vespaio che suscita) ha cambiato faccia. Trasparenza, trasparenza va cercando. Basta con i grupponi editoriali che scacciano i piccoli e indipendenti. Basta con i 400 cooptati Amici della Domenica - età media sessant'anni - che consegnano il voto direttamente nelle mani degli editori, in busta aperta, sicché i «padroni» controllano se hanno scelto il cavallo di scuderia. Un cappio, perché la maggior parte della combriccola firma libri, e dunque gli conviene abbassare la testa al diktat di chi lo pubblica. Ecco allora il vento di rinnovamento sotto la guida soft di Tullio De Mauro, succeduto alla volitiva Anna Maria Rimoaldi subentrata a sua volta alla altrettanto decisionista Maria Bellonci. L'altr'anno un refolo di cambiamento: vietato ai 400 consegnare la scheda all'editore, dovevano votare in prima persona, tutt'al più per posta. Già, magari spedendo l'ambito bigliettino comunque all'editore amico, che poi poteva provvedere a rispedirlo alla segreteria del Premio. Per l'edizione 2010 altro tassello anti-bluff. Affiancano gli Amici della Domenica (ma chi sono? giornalisti, scrittori, intellettuali, e poi nomi come Alemanno e Gianni Letta, Andreotti e Rutelli) trenta appassionati lettori, scelti da grandi librerie. Si aggiungono agli 11 voti in mano alla Società Dante Alighieri e agli Istituti di Cultura all'estero. Basterà l'escamotage a rendere popolare il premio che frutta 5 mila euro al vincitore e un bottino infinitamente più grande alla sua Casa? I dubbi sono legittimi, se si pensa che le librerie sono le maggiori alleate dei big, con quelle pile di volumi replicati ovunque, mentre il resto è oscurato negli scaffali. Ma insomma, una parvenza di glastnost ci vuole. Specie dopo che per tre anni di seguito ha strappato il trofeo il gruppo Mondadori: nel 2007 col Niccolò Ammaniti, nel 2008 con l'esordiente Paolo Giordano; nel 2009 con Tiziano Scarpa, che superò di un voto Antonio Scurati, per poco uscito di senno. E però da mesi già sono tutti contro tutti. Walter Veltroni ha preferito non azzardare con «Noi» (Rizzoli) dato subito come scandaloso vincitore. Rosa Matteucci ha deciso di correre da sola con «Tutta mio padre». Che piace assai ad Antonio Tabucchi, ma che non verrà sostenuto dall'editore di Rosa, Bompiani. Incomprensibile, diranno le mammole. Invece no: perché Bompiani fa parte del gruppo Rcs, il quale appoggia l'esordiente Silvia Avallone e il suo «Acciaio», uscito appunto da Rizzoli. Strategie sinergiche anche per Fazi. La casa romana lo scorso anno aveva tentato con Cesarina Vighy, ma patron Elido non si faceva illusioni. «Segrate possiede almeno 140 voti», sospirava. Così per lo Strega 2010 ha rinunciato a un proprio candidato. Meglio appoggiare «Sono comuni le cose degli amici» di Matteo Nucci. Il libro ha il marchio di Ponte alle Grazie, meglio ancora quello di Gems, il Gruppo Editoriale Mauri Spagnol. Nel quale l'accorto Fazi è entrato lo scorso ottobre. Ben altra grinta Neri Pozza. Ha deciso di non partecipare più ad alcun premio perché «la vittoria è riservata da mezzo secolo esclusivamente a due gruppi editoriali». Ma chi è in odore di entrare tra i magnifici dodici, se non in cinquina? Sicuramente Paolo Sorrentino, il regista. S'è inventato un pittoresco personaggio, Tony Pagoda, per «Hanno tutti ragione», che è già un best seller osannato dai critici-guru e riporta in gara Feltrinelli. Mondadori punta sull'epico e schietto «fasciocomunista» Antonio Pennacchi di «Canale Mussolini». Newton Compton schiera lo sceneggiatore Vito Bruschini con la saga mafiosa «The father - Il padrino dei Padrini». Tra gli altri che scalpitano la ventunenne Angela Bubba («La casa», Elliot), Giacomo Lopez («Non resterà la notte», Marsilio), Francesco Recami («Prenditi cura di me», Sellerio). A fare la prima scrematura, in casa dello sponsor, a Benevento, Tullio De Mauro, Franco Alberti, Alessandro Barbero, Giuseppe De Rita, Valeria Della Valle, Fabiano Fabiani, Alberto Foschini, Melania Mazzucco, Ugo Riccarelli. Poi il gioco si farà davvero duro.

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