Peppe Barra: la vita è n'attimo
Peppe Barra ora in scena al Teatro Ghione con «N'attimo», uno spettacolo... Uno spettacolo emozionante, almeno questo è il mio augurio. Emozionarmi sul palcoscenico e regalare emozioni, tante, al pubblico. «N'attimo» vuol dire un momento, ma n'attimo forse rende meglio il tutto. È nato su di un palcoscenico, vero? Sì, praticamente nato su di un palcoscenico. Era il 1944. Mamma e papà lavoravano al Teatro Valle, qui a Roma, e fecero appena in tempo a trasportare mia madre alla pensione Bonasona, si trovava proprio di fronte alla Fontana di Trevi. Nacqui io. Proprio vero: dal palcoscenico alla nascita, un segno del destino. E che destino... Non posso lamentarmi, penso di fare il lavoro più bello del mondo, lo amo il mio lavoro. Finora ho avuto una vita davvero splendida. E che mamma! Sì, una mamma eccezionale. Un'attrice eccezionale... Con mia madre è stato come giocare un lungo e bellissimo gioco sulle tavole di un palcoscenico e nella vita. Un'infanzia..? Ho avuto fortunatamente un'infanzia deliziosa, grazie a mia nonna, a Procida, isoletta incontaminata dove era nata mia mamma e dove ora le hanno dedicato una strada. Che belle tradizioni, ho avuto la fortuna di vivere e con il tempo di studiare. Napoli, la sua vita? Senza Napoli non potrei vivere, mi mancherebbe la sua follia, la sua cultura, l'amore dei miei amici, del mio pubblico. Comunque anche il pubblico di Roma è stato sempre affettuoso nei miei confronti. Ha sempre riempito il teatro dove mi esibivo. A Roma non c'è il mare, a Napoli sì... Con il mare ho avuto un bellissimo rapporto, tutta l'infanzia l'ho vissuta a Procida e il mare è stato la panacea a tutti i miei piccoli dispiaceri. Un tuffo ed ero felice. La felicità a volte è qualcosa di molto semplice. E il sole? Il sole bastava. All'epoca quando ero bambino tutti i bambini come me per crescere bene, sani e felici avevano bisogno del sole. Ero eternamente abbronzato, anche in inverno. Ed il Vesuvio? Penso che tutti i napoletani come me, grazie al Vesuvio, abbiano quella sacra vena di follia che aiuta tutti noi a superare la tante difficoltà della vita. Un potere così magico quello del Vesuvio? Il Vesuvio è una fonte di energia che ha fatto diventare Napoli nei secoli quella che è, che è stata e che sarà sempre. Il teatro altra fonte di energia? Per me è stato, è e sarà la mia famiglia, il mio grande amore, la cosa più bella che la vita mi ha regalato e che cerco di tenere sempre con me. Il suo debutto? Avevo quattro anni. Papà e mamma facevano spettacolo per la Red Cross, la Croce Rossa americana: Era il 1948, i miei genitori si esibivano per i feriti di guerra italiani ed americani, la grande orchestra di Armando Trovajoli suonava ed io, sentendo la musica, mi precipitai in palcoscenico e mi scatenai in un furioso boogie-woogie e da dire che oggi, da adulto, non so proprio ballare. Un'adolescenza tranquilla? No. Purtroppo la mia adolescenza è stata complicata, triste ma mi ha molto aiutato il mio immaginare con la fantasia come tutti quelli della mia età. Sognavo ad occhi aperti. Forse ancora oggi sogno ad occhi aperti. E poi è arrivata la maturità... E con la maturità tutto si è aggiustato, tutto si è placato, tant'è che se mi dovessero chiedere oggi che cosa desidero... Cosa desidera? Non ho nessun sogno nel cassetto. Son contento di quello che ho ricevuto dalla vita. E davvero ho tutto. E la vecchiaia fa paura? La vecchiaia è male sommo, come diceva Leopardi. Insieme ai mali ti lascia tutti i desideri. E la morte? La morte non è male perché ti libera da tutti i mali, nondimeno gli uomini inseguono la vecchiaia e temono la morte. La morte la teme? La morte non la temo, è naturale vivere anche questo stupendo dono. Mia nonna diceva che la vita è un'affacciata di finestra, bisogna aprirla e poi richiuderla. È nato artista? L'arte o ce l'hai nel sangue o non l'hai proprio, io l'ebbi. Tanti, incontri, una carriera splendente. La vita è l'arte dell'incontro? La mia carriera è stata determinata dagli incontri e davvero ne ho fatti tanti di importanti. Da Fellini a Roberto De Simone, da Edoardo De Filippo a Nino Rota a Romolo Valli. Insomma non mi posso proprio lamentare. È un cantattore? Canto e recito. Recito e canto. Non possono essere diviso né dal canto né dalla prosa. Fortunatamente me la cavo abbastanza bene in tutte e due le cose. È finita quando è finita? È finita, sembra finita ma forse non è finita. O chissà, è finita davvero.