Ma davvero siamo scimmie?

È un mito, una sorta di Graal della preistoria: l'«anello mancante», l'«uomo scimmia» è stato cercato per un secolo e mezzo. Oggi un gruppo di studiosi giura, con un pizzico di teatrale drammaticità, di aver trovato la prova che l'umanità discende dalle scimmie. Ma andiamo per ordine: da quando Charles Darwin ha «inventato» la parola evoluzione gli studiosi hanno cercato, attraverso l'esame di scheletri risalenti a 2-3 milioni di anni fa, di costruire il percorso che ha portato alla specie umana. Si conoscono vari generi di ominidi, ma, nonostante l'impegno degli scienziati, è mancata, fino ad oggi, la prova dell'esistenza di una specie che legasse direttamente l'uomo alla scimmia. Ora un gruppo di studiosi ha trovato in Sudafrica lo scheletro fossilizzato di un bambino risalente a due milioni di anni fa, gli esperti ritengono che si tratti di una specie, prima sconosciuta, che si trova nella fase intermedia tra i nostri antenati-scimmia e l'uomo moderno. I resti sono stati rinvenuti nella grotta Malapa Sterkfontein dal professor Lee Berger, dell'Università di Witwatersrand di Johannesburg. Un antropologo della stessa università, Phillip Tobias, ha detto che si tratta di una scoperta «meravigliosa ed emozionante». La maggior parte dei reperti precedentemente trovati sono poco più che qualche scheggia d'osso, ora ci si trova davanti ad uno scheletro quasi completo e questo dà una grande importanza alla scoperta. Il ritrovamento spiegherebbe l'evoluzione dall'australopithecus, presente in Africa circa 3,9 milioni di anni fa, all'homo habilis, la prima specie di tipo umano che apparve 2,5 milioni di anni fa. Sono stati trovati un bacino e arti interi in grado di rivelare se il bambino camminava in posizione verticale o su quattro zampe. Le ossa delle mani potrebbero invece svelare quando gli esseri umani hanno imparato a maneggiare attrezzi di pietra. È stata annunciata una conferenza per dopodomani. E già il mondo accademico si prepara ad una polemica di fuoco.