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Eni story al Vittoriano

Il Vittoriano

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Storia e cultura possono essere racchiuse in un marchio di successo, se questo si chiama Eni. Tutto comincia nel 1952 quando il bando per il cane a sei zampe, poi opera dell'artista Luigi Broggini, viene aperto agli italiani con un montepremio di 10 milioni di lire. Un'idea innovativa per l'epoca, segno della lungimiranza di Enrico Mattei, che aveva compreso l'importanza della strategia della comunicazione. Eppure, l'immagine di quell'animale, un po' drago e un po' cane, a sei zampe, «fedele amico dell'uomo a quattro ruote» (secondo un felice slogan ideato da Ettore Scola), accompagnò l'evoluzione del costume e della società italiana. Mentre il mondo contadino andava scomparendo, l'ansia di nuovo odorava di benzina e sulle attraenti autostrade apparivano i primi Motel Agip. Costruzioni avveniristiche che offrivano l'ebbrezza di una vita internazionale e peccaminosa, con le loro camere in legno, dove a volte c'erano i primi televisori e dove, oltre al divertente self-service, si potevano leggere i giornali, fumando, bevendo o telefonando. Già, perché allora non c'erano telefonini e le telefonate intercomunali erano costose, tanto che si preferiva fare qualche squillo per avvisare a casa che tutto andava bene. Il boom economico mutava le abitudini del Paese e quel cane a sei zampe era il simbolo dell'unione da nord a sud. Mentre Eni espandeva i suoi confini dall'Africa al Medioriente: geologi, ingegneri, perforatori e tecnici si spostavano con le famiglie in Egitto, Iran, Libia e Tunisia. Sono gli anni in cui si forma il dna dell'azienda, la sua cultura da divulgare ai propri dipendenti: dalle colonie estive per i figli ad una rivista aziendale ricca di approfondimenti culturali: s'intitolava «Il gatto Sevaltico» ed era diretta da Attilio Bertolucci, con articoli - tra altri illustri scrittori - di Natalia Ginzburg, Giuseppe Dessì, Giovanni Comisso, Carlo Emilio Gadda e Leonardo Sciascia. Non mancavano i documentari, tra cui quello di un esordiente Bernardo Bertolucci «Le vie del petrolio». Questo e altro è racchiuso nell'Archivio Storico Eni con sede a Pomezia, aperto al pubblico, che può consultare 400 mila immagini, 5 mila audiovisivi e 5 chilometri di documenti. Un Archivio prezioso persino per gli sceneggiatori della fiction Rai su Enrico Mattei, interpretata da Massimo Ghini e da poco presentata anche a Los Angeles. Oggi Eni è una energy company che opera in 70 Paesi. Emerge il mondo culturale italiano, ma anche quello internazionale. Questo e altro è stato raccolto nella mostra gratuita al Vittoriano «La storia del cane a sei zampe» curata da Comunicare Organizzando di Alessandro Nicosia e da ieri aperta al pubblico fino al 25 aprile. L'esposizione ripercorre le tappe significative, i fatti storici, i mutamenti e il protagonista Mattei che ha avuto il coraggio di immaginare il futuro, tra 196 immagini, 50 documenti originali, 30 «caroselli», 70 memorabilia, 25 filmati aziendali e 20 vignette satiriche. In evidenza i tre restyling (1972, 1998, 2009) del marchio creato da Broggini e poi rivisitato da Bob Noorda. La parte finale della mostra è, invece, dedicata al presente, con un'opera esclusiva ispirata al cane a sei zampe, realizzata dalla sand artist israeliana Ilana Yahav, protagonista della nuova campagna Eni, incentrata sulla valorizzazione di talenti emergenti nelle più diverse discipline artistiche.

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