A Pasqua la crudele ironia dei bambini

Il profumo del passato, le scene che riaffiorano dall'immaginario collettivo e la libera impertinenza dell'infanzia conquistano tutti, soprattutto quando scatenano allegria e simpatia. E quando dietro alla creazione di un film, come «Il piccolo Nicolas e i suoi genitori» (dal 2 aprile distribuito in 250 sale da Bim), ci sono i racconti popolari di Renè Goscinny e Jean Jacques Sempè, pubblicati in Italia da Donzelli. Dopo la presentazione all'ultimo Festival di Roma, nella sezione Alice nella Città, e dopo aver superato in Francia i 5 milioni e mezzo di spettatori, la commedia arriva da noi a Pasqua, mentre il regista Laurent Tirard, nella Capitale per presentare il film, si prepara a realizzare il quarto sequel della saga su Asterix (sempre scritto da Goscinny). «Anne, la figlia di Goscinny, scomparso 31 anni fa, è venuta spesso sul set di Nicolas - ha raccontato Tirard - ed era molto triste perché l'ultimo "Asterix alle Olimpiadi", della copia Forestier-Langmann, non le era piaciuto. Così, mi ha proposto di occuparmi del nuovo episodio e non ho potuto fare a meno di dirle sì.. "Asterix chez les Bretons" sarà di sicuro diverso dai precedenti. Nel cast potrei anche rinunciare a Gerard Depardieu, ancora non lo so. Depardieu per ora non l'ho mai incontrato, però, magari, lo confermerò». Intanto, il regista si gode i frutti del «Petit Nicolas», pestifero e tenero al tempo stesso, capace di grandi cattiverie come di inaspettate dolcezze, in una tipica famiglia anni '50, con la mamma casalinga (un po' frustrata, interpretata da Valérie Lemercier) e il papà impiegato in carriera (Kad Merad, già vivace mattatore di «Giù al nord»). Nicolas con i suoi compagni forma una piccola banda: il grasso Alceste, il ricco Geoffroy che va a scuola con l'autista, il cocco della maestra Agnan, il somarone Cloraire, il combinaguai Rufus. Tutto cambia quando al piccolo Joachim (interpretato dal figlio del regista) arriva un fratellino: allora Nicolas immagina che anche sua madre sia incinta e che i suoi vogliano abbandonarlo nel bosco dopo la nascita del secondogenito. «Buona parte del successo del film deriva dall'ambientazione anni '50 - ha aggiunto Tirard - che ben si presta ad esaltare il mondo dell'infanzia: tutto appare perfetto, non ci sono parolacce, né violenza e nemmeno genitori pronti a divorziare al primo litigio. Uno stato del cuore in cui pensi che tutto vada bene e nulla cambierà. Ma non c'è nostalgia degli anni '50 quanto di un'infanzia nella quale ognuno può identificarsi. L'enorme talento di Goscinny, che ha portato il fumetto a status di Nona Arte, e del vignettista Sempé, è stato quello di raccontare l'infanzia con ironia, poesia e con la crudeltà tipica dei bimbi, senza sguardi adulti o paternalisti».