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Giù le mani dall'Archivio Vasari i giudici romani bloccano tutto

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Hatutta l'aria di un pasticcio all'italiana: il caso dell'Archivio Vasari, uno dei massimi geni del Rinascimento, posseduto da privati e poi venduto a stranieri, è però arrivato ad un punto fermo. Per il momento il piccolo tesoro di arte e cultura non si sposta da Arezzo. Sulla porta di Casa Vasari ora ci sono i sigilli giudiziari. All'interno dell'antica dimora appunti, disegni, documenti, tra questi delle lettere scritte dalla mano di Michelangelo Buonarroti. L'Archivio è fermo, bloccato, sequestrato su ordine della procura di Roma che ha ipotizzato il reato di tentata truffa aggravata ai danni dello Stato. L'archivio, almeno sulla carta, era stato venduto per 150 milioni di euro, una cifra da molti considerata superiore al reale, per quanto ipotetico, valore di mercato. I venditori, che lo possedevano con l'obbligo di tenerlo ad Arezzo, sono i componenti della famiglia Festari, acquirente è la società russa Ross Engineering. Nella vicenda è entrata Equitalia, la società di riscossione del Fisco, che batte cassa per 800 mila euro dalla famiglia Festari. L'agenzia ha tentato, senza successo, il pignoramento dell'Archivio. Naturalmente il Ministero dei Beni culturali vorrebbe acquisire (ma non certo a cifre stratosferiche) il piccolo tesoro. Il sigillo del giudice ha bloccato tutto. Per ora.

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