Lap dance con Vaporidis
I veri viaggiatori sono soltanto coloro che partono per partire, col cuore lieve, simile a un pallone; non si separano mai dal loro destino e, senza sapere perché, dicono sempre: «Andiamo!». Così, Baudelaire, ne «Le voyage» de «I fiori del male». Momento di sospensione, di formazione, di divertimento, amato soprattutto dai giovani. Proprio su questo punta Nicolas Vaporidis, interprete, per la prima volta produttore del film «Tutto l'amore del mondo» diretto da Riccardo Grandi, da venerdì distribuito da Medusa in 300 copie. A presentare il film anche il ministro della Gioventù Giorgia Meloni promotrice del corto «Autovelox» che, prodotto dal suo ministero, accompagnerà nei primi 8 minuti il film nelle sale per far riflettere i ragazzi su un tema per niente leggero: ogni anno gli incidenti stradali «mietono più di 3 mila morti sulle strade», diventando la prima causa di decesso tra gli under 40enni. Al corto seguirà la commedia: la storia è quella di Matteo (Vaporidis) al quale viene chiesto di realizzare la guida «Tutto l'Amore d'Europa», sui luoghi romantici del vecchio Continente. Il ragazzo partirà e il suo viaggio si trasformerà in un'autentica rivoluzione. Da giovane cinico qual era, Matteo s'innamorerà di Anna (la bella Ana Caterina Morariu), brillante avvocato, romantica e idealista. Morariu, quanto le somiglia il suo personaggio? «È un ruolo che mi ha davvero entusiasmato. Mentre mi trovavo sul set della fiction "Intelligence" sono stata chiamata per questo film e senza dubbio ho dei punti in comune con Anna, anche se io sono molto più impulsiva e istintiva. Lei invece è una che pianifica e che ragiona su tutto prima agire: persino nella sequenza della lap-dance, improvvisata in un night, Anna non si lascia andare mai del tutto». Per una romena-romana, in Italia dall'età di 5 anni, quale significato ha il viaggio? «Ormai vivo bene a Roma, a San Giovanni. Ma ho viaggiato davvero tanto, fin da piccola, con i miei genitori. Sono d'accordo con quello che dice Vaporidis: il viaggio è quello del turista, ma è anche quello di colui che ama spostarsi e, rispetto a uno in vacanza, è qualcuno che condivide qualcosa con altre culture e altri linguaggi. È qualcosa che arricchisce molto e credo che soprattutto i giovani dovrebbero farlo presto e spesso». È favorevole ai progetti Erasmus che ora, dalle università, si stanno allargando anche ad alcuni licei romani? «Sì, certo. È fondamentale che uno studente confronti il suo sapere con coetanei di altre parti del mondo. Ora cominciano a farlo oltre agli universitari, anche i liceali. E io sarei favorevole anche a un eventuale progetto Erasmus per lavoratori: un medico o un giornalista potrebbero scambiarsi per un anno il posto con un omologo in un'altra città straniera. Sarebbe fantastico». Qualche aneddoto su uno dei suoi innumerevoli viaggi? «Purtroppo, uno triste che mi ha scioccato profondamente, quando sono tornata in Italia qualche giorno dopo l'attacco alle Torri Gemelle. E io per un soffio mi sono salvata. Durante il set di questo film, mentre eravamo a Parigi, ci hanno rubato tutto. Ci siamo trovati nel panico. Ma poi è scattato qualcosa tra noi e abbiamo fatto squadra per vincere. Ed eccoci qui. Viaggiare fa uscire fuori davvero la parte più nascosta di noi, oltre a dare un senso di libertà e smarrimento che costringe a ricercare le radici più vere e profonde. Non a caso il mio personaggio scopre che la sua vera passione non è tanto fare l'avvocato quanto diventare scrittrice». In questa commedia, vivace e divertente, il suo personaggio diventa il cuore del racconto, ma con una doppia anima. «La protagonista è una ragazza che trova il coraggio di far uscire la sua vita dai binari, di abbandonare i vecchi progetti studiati a tavolino in famiglia. E la lezione del film è indirizzata a tutti: prima o poi occorre trovare il coraggio di mettersi alla prova e rischiare il tutto per tutto». L'amore per il viaggio è una prerogativa che affascina solo i giovani? «Assolutamente no. Credo non si finisca mai d'imparare e di conoscere nuove realtà. E poi il viaggio è ormai per tutte le tasche. Ad una proiezione per studenti di questo film una cosa molto bella me l'ha detta una professoressa, spiegando che questa commedia poteva piacere anche a una "diversamente giovane", come si riteneva lei». Nel cast c'è anche Enrico Montesano nel ruolo di suo padre: come è stato lavorare con lui? «Fantastico, un mostro sacro come lui è riuscito a togliermi subito dall'imbarazzo, tanto che alla fine mi chiamava "bella de papà"».