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Gran Loggia

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Tuttoè cominciato con una mozione con cui il socialista Leonida Bissolati chiedeva alla Camera il voto per indurre il Governo ad abolire l'insegnamento della religione nelle scuole del Regno. Una proposta che aveva l'appoggio esplicito del Grande Oriente, tanto che il Gran maestro aveva diramato ai deputati fratelli l'ordine di votare a favore. Correva l'anno 1908, e quel 27 febbraio con 347 voti contrari e solo 60 a favore la mozione Bissolati veniva respinta, pesando più la coscienza dei singoli che un ordine di scuderia. Un sonoro smacco tale da aprire il solco del redde rationem all'interno della massoneria che sarebbe diventato fossato nel 1910, quando per scissione nasceva su iniziativa di Saverio Fera la Gran Loggia, l'altra massoneria: giusto un secolo fa, il giorno dell'equinozio di primavera, un altro simbolo tra i mille della costellazione dei "fratelli muratori". Oggi, a Montesilvano, in provincia di Pescara, la Gran Loggia d'Italia degli Antichi Libera ed Accettati Muratori di piazza del Gesù - Massoneria universale di rito scozzese antico ed accettato (questa la dizione completa), celebra se stessa e una storia centenaria «fra squadra e compasso». Simbolismi, segretezza, zone d'ombra tra i bei princìpi e una storia punteggiata di alti e bassi, ma sempre in linea di galleggiamento. Luigi Pruneti, Sovrano gran commendatore Gran maestro della Gran Loggia d'Italia forte di circa 10.000 iscritti, neppure per un attimo toglie la mano dal timone che mantiene sulla rotta. Per lui la massoneria, senza girarci intorno, è la sintesi perfetta delle virtù: idee, libertà, cultura, serenità, letizia e giubilo; è l'uomo al centro dell'universo (anche la donna, poiché in questo ramo è ben accetta), che crede e opera per il bene, con «solidarietà assoluta». Quello che non si vede, o che si rimprovera con il consueto mix di sospetto, diffidenza e pregiudizio, è invece «opera della vis diffamandi degli antimassonici; di stupidaggini se ne dicono tantissime». Pruneti ha scelto Montesilvano, e quindi l'Abruzzo, in omaggio ai fratelli aquilani provati dal sisma del 6 aprile: «A L'Aquila c'era una sede storica, il tempio massonico più antico d'Italia, nato per questo e ora gravemente lesionato». Oggi, cento anni dopo l'alterità massonica, squadra e compasso servono per tracciare una storia in più tappe, attraverso gli interventi di Aldo Alessandro Mola («Un cammino in salita: i primi quindici anni della Gran Loggia d'Italia (1910-1925)», Marcello Millimaggi («La Gran Loggia d'Italia attraverso la sua matricola: appunti per una grande Storia 1916-1925»), Nico Perrone («Un massone dinanzi alla storia: Liborio Romano»), Giovanni Rabbia («Gabriele d'Annunzio, un grande iniziato»), Juan José Ruiz («La questione della memoria storica. Il caso della Spagna e l'Europa»), Sergio Ciannella («I rapporti internazionali della Gran Loggia d'Italia da Saverio Fera a oggi»), Luigi Pruneti («La Gran Loggia d'Italia: il passato, il presente, il futuro»). E in effetti non c'è episodio significativo della storia d'Italia, a partire dal Risorgimento, in cui la massoneria non abbia una sua impronta più o meno visibile, dallo sbarco dei Mille allo sbarco degli Alleati in Sicilia. Su un punto solo la massoneria ha messo tutti d'accordo, cementando gli inconciliabili. Il fascismo e il comunismo combatterono allo stesso modo logge e orienti con egual furore. L'avversione di Mussolini sembra essere legata a una triplice bocciatura all'ingresso nel Grande Oriente che il futuro duce si legò al dito; questo non impedì a gerarchi di primo piano di rimanere col grembiulino sotto alla camicia nera, e forse non è neppure un caso che Dino Grandi, promotore dell'ordine del giorno che il Gran consiglio sposò causando la caduta del dittatore il 25 luglio 1943, fosse un massone a pieno titolo. Ma la Chiesa non ha mai ufficialmente cambiato idea nel respingere questo mondo e tutto quanto esso rappresenta ai suoi occhi. Un giudizio apertamente «negativo» sulle associazioni massoniche «poiché i loro princìpi sono sempre considerati inconciliabili con la dottrina della Chiesa e perciò l'iscrizione a esse rimane proibita. I fedeli che appartengono alle associazioni massoniche sono in stato di peccato grave e non possono accedere alla Santa Comunione». La Dichiarazione sulla massoneria del 26 novembre 1983 è della Congregazione per la dottrina della fede, a integrazione del Codex iuris canonici promulgato il 25 gennaio, che non faceva riferimento esplicito alla massoneria; è stata approvata in questi termini da Giovanni Paolo II. L'allora prefetto era un cardinale destinato a succedere al papa polacco, Joseph Ratzinger, oggi Benedetto XVI. La quadratura del cerchio, da questo punto di vista, appare improba anche per la squadra e il compasso che i "fratelli muratori" utilizzano con perizia da un secolo.

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