Emanuele Filiberto di Savoia risolve la questione dinastica. In tv
I monarchici possono esultare. La questione dinastica, volta a stabilire chi sia l'erede di Umberto II per il Regno d'Italia, sta per essere risolta. Fuorigioco Vittorio Emanuele (fatale il mancato assenso del padre al matrimonio con Marina Doria), se la vedranno Emanuele Filiberto e il cugino Amedeo, quinto duca d'Aosta, principe della Cisterna e di Belriguardo, marchese di Voghera e conte di Ponderano nonché, per soprammercato re di Croazia con il nome di Zvonimiro II. E dove dirimeranno la lacerante controversia regale Fili ed Ame? Alla reggia di Venaria? Alla Palazzina di caccia di Stupinigi, senza lame né doppiette? Al palasport di Cassibile? Macché. Il dissidio sabaudo sarà ricomposto davanti alle telecamere. Fili, showman dai mille talenti, inviterà il nipote dell'eroe dell'Amba Alagi nientepopodimenoche a "Ciak si canta": «Basta con i panni sporchi sventolati in pubblico, penso che verrà e sarà un incontro commovente», ha detto. Giubileranno i sostenitori dei Savoia e anche gli inserzionisti del programma Rai, che come ascolti va bene, ma non più di quanto non realizzasse lo scorso anno sotto la conduzione dei plebei Eleonora Daniele e Nino Frassica. Una boutade? L'abbraccio fra i due pretendenti alla corona non sarà l'ultima fra le trovate degli strateghi del Principe. Dopo il clamore festivaliero lui vorrebbe portare in tour «Italia amore mio» con Pupo (minacciato di morte via blog per aver contribuito alla fama del rampollo) e Canonici: o quantomeno al Niagara Falls Casinò, dove qualche nostalgica lobby italoamericana li ha prenotati per ottobre, negli stessi giorni in cui il trio minaccia di intonare l'inno trash al Columbus Day newyorchese. In estate ce lo sorbiremo come commentatore ai Mondiali in Sudafrica, e nel tempo libero Fili gestirà la sua linea di moda e valuterà il copione che Almodovar gli avrebbe inviato in vista di un film. Quando sbarcò per la sua prima rentrée ufficiale in Italia con mamma e papà, il principe sentenziò: «Mai tv per me: troppe tette, troppi soldi, troppo tutto». Sei anni più tardi, dopo il trionfo a "Ballando" provò con la politica: ma la sua candidatura con l'Udc gli valse un sonoro flop alle europee. A Sanremo chiarì: «Voto a destra ma penso a sinistra». Ora si gioca la successione al Regno, in prima serata. Attenti, qui non si scherza più. Servono leader trasversali, meglio se eclettici, papocchioni e di sangue blu.