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Cattivo per forza

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MaridaCaterini Il premio Oscar Abraham Murray è a Roma. Per una settimana come docente speciale del Master Class di recitazione all'Accademia di Cinema e tv di Cinecittà. A Milano poi il 20 marzo riceverà il premio Platinum alla carriera nell'ambito del Ba Film Festival. Il Tempo lo ha intervistato in esclusiva. Lei ha girato molti film in Italia. C'è ancora il nostro paese nei suoi progetti? Sarò il protagonista di un film sull'alluvione di Firenze nel 1966. La regia è di Renzo Martinelli. Il titolo è "Gli angeli nel fango". Mi ha affascinato la sceneggiatura. Racconta gli sforzi di giovani provenienti da tutto il mondo per salvare dalle acque la città ed i suoi capolavori. Nel cast anche Paul Sorvino e Giancarlo Giannini. Io interpreterò il ruolo di un personaggio perverso. Poi sarò nel prossimo film di e con Giancarlo Giannini. Sempre nella parte del cattivo. E sono in trattative negli Usa per un altro grande film di cui non posso svelare nulla. Come mai predilige i ruoli cattivi? Fanno parte della mia carriera, oramai, da quando ho interpretato Salieri nel film Amadeus che mi è valso l'Oscar. Dopo è stato un crescendo. Non è la prima volta che viene in Italia. Considero l'Italia la mia seconda casa. Mia madre, Giuseppina, è calabrese. Ha 95 anni e conserva un vivido ricordo delle sue origini. Ed ho lavorato molto con il cinema italiano. Di quali attori e registi ha un ricordo più vivo? Oltre Giannini che è venuto fino a casa mia per propormi di lavorare con lui, stimo Ennio Fantastichini, Renzo Martinelli, Michele Placido, Carlo Lizzani, Sophia Loren. Di Alberto Sordi ho un ricordo particolare. Quale? Sul set de I promessi sposi di Salvatore Nocita, dove io facevo l'Innominato e lui Don Abbondio, prima di iniziare le riprese era sempre molto serio. Nemmeno un sorriso. Ma al ciak si gira, si trasformava in quel mostro di bravura che il mondo intero invidiava a Roma e all'Italia. La sua opinione sullo stato di salute del cinema? C'è un calo della produzione a livello internazionale. Un tempo le grandi Majors statunitensi lavoravano a ritmo continuo, sfornando anche 50 film in un anno. I tempi di produzione di ogni pellicola erano notevolmente minori rispetto a quelli attuali. Certo, le tecniche moderne sono più costose, ma si impiegano lo stesso più tempo e più soldi. Woody Allen fa un film all'anno, talvolta anche ogni due anni. E dove sono Scorzese, Coppola e De Palma? Ha qualche rimpianto? Non aver conosciuto Federico Fellini. Lei è anche appassionato di teatro. Di Shakespeare in particolare. Io ho recitato ne Il mercante di Venezia. Ed ho in cantiere altri progetti teatrali. Ha ancora un sogno da realizzare? Non desidero altro che lavorare. Un messaggio per Obama? Gli auguro buona fortuna. Come a tutti i leader del mondo. Ne hanno bisogno per combattere la crisi internazionale.

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