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Leggere per... ballare, quando la danza incontra la scuola

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Rosanna Pasi

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"Leggere per... ballare" nasce nel 1995 in via sperimentale per verificare la reazione delle insegnanti delle scuole di danza alle quali veniva chiesto di aprirsi alle proprie colleghe e quindi al loro lavoro, e delle insegnanti delle scuole istituzionali alle quali veniva chiesto di interagire col mondo del tempo libero. Il punto di incontro tra le due agenzie formative è rappresentato dall'inserimento di un testo di lettura nella loro programmazione, ovvero all'incontro (in uno spettacolo) tra una coreografia e un libro o ad un testo drammaturgico. Un'esperienza difficile ed entusiasmante al tempo stesso, che ormai sta diventando qualcosa di più di un semplice "esperimento", al cui finanziamento provvedono la Fondazione Nazionale della Danza che paga il regista e FNASD (Federazione Nazionale Associazioni Scuole di Danza) con le quote associative. Del progetto ce ne parla Rosanna Pasi (nella foto), titolare del progetto e presidente della Federazione Nazionale Associazioni Scuole di Danza. “Nel 2001 grazie ad un accordo con la Fondazione Nazionale della Danza/Aterballetto il cui presidente Federico Grilli avvertì l'importanza del progetto - racconta la Pasi - Leggere per... ballare si è perfezionato e arricchìto della professionalità di Arturo Cannistrà regista, coreografo". Il progetto è oggi oggetto di un protocollo d'intesa col M.I.U.R. ed ha il patrocinio dei ministeri delle Pari Opportunità e della Gioventù. In genere le amministrazioni comunali che aderiscono al progetto, come per esempio l'assessorato alla cultura del comune di Latina, mettono a disposizione del progetto il teatro". Dove si è già concretizzato questo progetto? “Solo per citare gli ultimi appuntamenti – racconta la Pasi - a Napoli dal 7 al 19 dicembre 2009 si sono rappresentante 7 recite di Rosa Mystica in altrettante chiese del napoletano grazie all'attività dell'associazione Campania Arte Danza. Il 16 dicembre al teatro D'Annunzio di Latina le scuole associate di Progetto Danza hanno reso omaggio a G.Puccini con Recondita Armonia. Il 21 dicembre al teatro Morlacchi di Perugia le scuole di Laboratorio Danzidea di PG hanno rappresentato Il Sogno di Clara e il 22 lo stesso progetto è andato in scena all'Auditorium di Milano con le scuole dell'associazione Espressione Danza Milano. L'8 e il 9 marzo sempre a Napoli è andato in scena Pinocchio che verrà rappresentato anche a Caserta. Il 26 marzo al teatro della Regina di Cattolica (RN) le scuole associate di Romagna Danza rappresenteranno Recondita Armonia omaggio a Puccini, l'8 Aprile al teatro Manzoni di Bologna saranno in scena le favole con l'associazione Espresione Danza Bologna, il 12/13 a Guastalla (RE) e il 27 al teatro al Parco di Parma, l'associazione SDE rappresenterà Il Pinguino senza frac e il 28 al teatro Comunale di Vicenza le scuole dell'associazione Danzavenezia si esibiranno ne Il sogno di Clara. Insomma… ci diamo da fare. Quante sono le scuole coinvolte? "In genere ogni progetto si avvale di una decina di scuole in ogni città dove si realizza. Parliamo di un movimento che coinvolge circa 120 scuole di danza e che coinvolge annualmente dai 20 ai 30 mila allievi delle scuole istituzionali. Il progetto è inserito formalmente anche del sistema dei crediti scolastici per quanto riguarda l'aspetto curriculare". In che modo? "La scuola istituzionale, nella valutazione dei ragazzi del triennio delle superiori, inserisce anche le attività extra scolastiche che i ragazzi svolgono e che vengono certificate dall'ente di riferimento. La nostra è attività teatrale e fa parte dei criteri che la scuola si è data per l'accettazione dei certificati". Il progetto ha respiro nazionale o anche internazionale? "Per ora il progetto ha una diffusione nazionale seppure non in tutte le regioni italiane; che diventi internazionale è un obiettivo. Debbo dire però che il progetto si avvale della rete delle scuole di danza fra di loro, ma questo concetto, non facile per le scuole di danza, non esiste in altri Paesi". Il mondo della danza, però, per certi versi è una giungla con percorsi ancora non ben codificati... "Diciamo che la denominazione scuole di danza per designare i luoghi in cui si studia danza è impropria. La parola scuola evoca un percorso formativo strutturato che per le scuole di danza non è né definito e neanche riconosciuto. La loro definizione giuridica, per il tipo di attività che svolgono, sarebbe associazione culturale, che definirebbe il loro profilo. In realtà quasi tutte le scuole sono associazioni sportive dilettantistiche il che consente loro di avere uno status riconosciuto e di usufruire di agevolazioni fiscali. Il che vuol dire che il loro profilo è inglobato nel mondo dello sport che rispetto alla danza ha finalità differenti". Dunque un occhio particolare deve necessariamente essere messo sul tema dei docenti e della loro preparazione… "Nel nostro Paese – racconta ancora Rosanna Pasi - esiste una struttura pubblica deputata alla formazione dei docenti di danza – l'Accademia Nazionale di Danza – ma nessun ente locale che rilasci il certificato di uso dell'edificio in cui si inserirà una scuola di danza, è tenuto a chiedere il curriculum di chi opererà nella struttura. Questo non succede per nessuna altra attività in quanto un parrucchiere, un panettiere deve esibire l'esame del REC, per le insegnanti di danza non è richiesto nulla. Il che ha consentito una esplosione incontrollata delle insegnanti di danza che si sono formate autonomamente ma senza nessuna certificazione. Anche in questo caso è intervenuto il mondo dello sport che per i suoi iscritti ha inventato corsi formativi che nessuno ha mai certificato. In un'assenza legislativa che viene da lontano, si è inserito il CONI con tutto il suo peso. ha offerto un riconoscimento alle scuole in cambio del pagamento di quote associative e assicurative per gli iscritti, ha provveduto alla formazione dei propri “istruttori”. In questo panorama si sono inseriti anche istituti formativi stranieri: Royal Academy of Dance, Russian School e altri ancora che, con le loro metodologie, hanno formato i docenti consentendo loro di aprire scuole di danza. Nel frattempo l'Accademia Nazionale di Danza ha ottenuto il riconoscimento di Istituto di alta cultura ovvero status universitario, il che è un traguardo importante che però non ha fatto chiarezza nei percorsi che precedono l'accesso all'università". C'è quindi da parte vostra una grande attenzione a questo aspetto della professionalità… "Oggi come oggi chiunque si avventuri in questo panorama desolante che espone l'utente, cioè le famiglie, che intendono investire nella formazione coreutica per i loro figli, a tutti i rischi del ‘fai da te', cammina su un terreno minato. Molto spesso si sente parlare dell'art.33 della Costituzione che recita: 'L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento'. La Repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi. Il primo comma di questo articolo è diventato l'alibi che giustifica il caos attuale. In realtà nella scuola di danza si mettono a disposizione dei giovani gli strumenti per diventare artisti come per ogni altra forma artistica. E questa è la funzione della scuola e dei docenti a ciò preparati". Quali interventi sono necessari per mettere ordine in questo limbo? "La definizione del programma di studio per tutti coloro che svolgono tale attività,il che presuppone un confronto con le istituzioni straniere che rilasciano titoli formativi utilizzati nel nostro paese. Il riconoscimento dello status delle scuole di danza in modo che l'attività possa rientrare nel profilo culturale che gli è proprio. L'inserimento della scuola di danza in un percorso formativo riconosciuto. Guardi, non immagino cose che già non siano note. Penso per esempio alla Sanità: chi apre una struttura sanitaria privata utilizza personale dotato di curriculum idoneo, richiede allo stato l'accreditamento a tutela dell'utente e degli operatori in tale struttura inseriti. Così dovrebbe essere per le scuole di danza: chi apre una scuola di danza deve avere personale qualificato e una struttura adeguata e quindi accreditata". Per concretizzare questi obiettivi quali enti dovrebbero intervenire? "E' evidente che il primo confronto deve avvenire col CONI per tanti motivi che riassumo brevemente: la danza, se pure ha in comune con lo sport l'utilizzo del corpo, ha obiettivi diversi dallo sport: lo sport forma per la competizione, la danza è espressività, e interpretazione. Lo sport si avvale di muscoli allenati, la danza si avvale di sensibilità, intelligenza. Lo sport si pratica nei palazzetti dello sport, la danza a teatro. Nel palazzetto dello sport si misura il livello raggiunto da un atleta, a teatro il danzatore comunica con l'interiorità degli spettatoti attraverso le emozioni. Un giovane che abbia frequentato la scuola di danza se pure non sarà diventato etoile, ha acquisito un nuovo codice comunicativo ed espressivo che costituirà il completamento della sua personalità”. Le scuole di danza in modalità associativa e con un progetto definito costituiscono dunque una piccola “rivoluzione” perché lo strumento (associazionismo) e il progetto (Leggere per… ballare) consente loro di inserirsi nel mondo della cultura e dello spettacolo per ragazzi. Le scuole di danza Fnasd sono così diventate soggetto della politica culturale del nostro paese e il protocollo e i patrocini ottenuti costituiscono il riconoscimento più alto. Non era mai successo prima d'ora. 

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