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Van Wood tra le stelle

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.Nell'aria spumeggiavano gli anni Cinquanta. E lui, Peter Van Wood, rappresentava quell'esotismo arrivato in Italia per conquistarci tutti. L'accento straniero ne faceva un «must» per l'epoca. Un po' come Mal dei Primitives o Don Lurio. Ma in più Van Wood aveva un piglio ironico che lo rendeva irresistibile. E un talento come pochi. Van Wood ci ha lasciati ieri al Gemelli di Roma a 83 anni. Due erano le sue passioni: la musica e le stelle. Era un grande chitarrista e più che un astrologo si considerava «uno studioso della stupenda scienza delle stelle». Nella sua vita fu fondamentale l'incontro con Carosone con cui formò un trio assieme a Gegè Di Giacomo. Si prendevano in giro e così faceva con se stesso. Tra le frecce al suo arco, canzoni che hanno fatto epoca. «Tre numeri al lotto», «Via Montenapoleone», «Carolina», «Capriccio» e, soprattutto, «Butta la chiave», un vero tormentone. Il dialogo immaginato tra il cantante e la sua chitarra ha contribuito ad alimentare il mito scanzonato. Al suo arrivo in Italia dall'Olanda, alla fine degli anni Quaranta, Peter Van Wood visse a Napoli. E non c'è dubbio che la napoletanità ha avuto un ruolo determinante. Lo swing partenopeo e la goliardia lo hanno sempre premiato. Van Wood non si tirava indietro di fronte alle novità. Fu tra i primi a suonare la chitarra eletrica con tanto di effetti come eco e riverbero. E forse anche per questo era di casa negli Stati Uniti. Non si prendeva sul serio. E la sua seconda passione lo conquistò negli anni Sessanta. Da allora cominciò a scrutare le stelle. Presto divenne l'astrologo di fiducia. Tante le rubriche che curava per riviste specializzate e una lunga collaborazione lo ha legato anche a «Il Tempo». Bastava sentirlo parlare per rendersi conto che la sua era una passione genuina. Astri, ascendenti e chissà...magari la possibilità di azzeccare il futuro. Un unico rammarico: la consapevolezza di essere conosciuto più come «oroscoparo» che come musicista. Ma le stelle gli regalarono una seconda giovinezza. Negli anni '90 fu ospite fisso di «Quelli che...il calcio» di Fazio. Le sue altalenanti capacità predittive gli costarono la nascita dell'Atletico Van Goof, vera squadra di calcio che in 10 anni avrebbe dovuto conquistare la Coppa dei Campioni. Nel frattempo la coppa ha cambiato nome ed è diventata Champions League. L'Atletico Van Goof, invece, continua a giocare in Promozione ma da ieri ha nella manica un asso in più. E chissà che stavolta quel pronostico non lo azzecchi davvero.

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