L'arte della Res Publica

dellelingue di fuoco lambivano il cielo di Roma. Sotto lo sguardo attonito dei quiriti l'antico quanto sacro tempio di Giove Capitolino era rapidamente incenerito. Bruciavano secolari colonne di legno e si sbriciolava la statua in terracotta del dio: era il capolavoro dell'artista etrusco Vulca ed era stato commissionato da Tarquinio Prisco quasi cinque secoli prima! Con quel rogo spariva una delle ultime e più straordinarie testimonianze artistiche dell'Urbe arcaica, in un momento storico nel quale la città del legno e delle terrecotte si era già convertita al cementum e al marmo. A questa fase di trasformazione di Roma e della romanità è dedicata la mostra «I giorni di Roma. L'Età della conquista» ai Musei Capitolini (da marzo a settembre). «È il primo di cinque appuntamenti previsti fino al 2014 - spiega l'assessore Umberto Croppi - questo progetto ha richiesto un milione di euro di investimenti e il coinvolgimento di decine di musei nazionali e internazionali. L'esposizione si focalizza su di un arco cronologico che va dal III al I secolo a.C., momento in cui la Res publica, divenuta la principale potenza del Mediterraneo, si volge alla conquista della Grecia e dell'Asia Minore». Ne sarebbe stata avvinta! Scriveva Orazio in una delle sue Epistole più famose: «Graecia capta ferum victorem cepit et artes intulit agresti Latio», la Grecia, conquistata (dai Romani), conquistò il feroce vincitore e portò le arti nel Lazio agreste.