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Al Grande Fratello 10 ha vinto il paradosso

Mauro Marin al Grande Fratello 10

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Alla vigilia, i bookmaker non accettavano più puntate sul suo nome. Doveva essere per forza lui, il trionfatore. Mauro Marin il rissaiolo, l'irregolare, l'emarginato, il solitario ha mostrato davanti alle telecamere che il "Grande Fratello" è un paradosso mediatico. Il salumiere veneto ha litigato praticamente con tutti, nella casa di Cinecittà. Ci ha provato con ogni ragazza che risvegliasse i suoi ormoni, si è reso protagonista di scherzi di dubbio gusto, ha rosicato di brutto vedendo che le due bambole della casa, Veronica e Sarah, si baciavano tra loro. Perfino gli autori del programma se la sono presa con lui quando per gelosia ha fatto fuori una concorrente molto vispa salvandone una che pareva un pesce lesso. Ha mantenuto per mesi quell'aria stralunata da Jerry Calà dei poveri, accettando il ruolo dell'antipatizzante in un branco umano di paraventi da spettacoli, di buoni posticci, di solidali ad uso reality. E su Facebook, per dire, sono spuntati 500 gruppi di suoi fans. A contarli erano in 400mila. Verrebbe da dire: ha vinto l'anti-Grande Fratello. Quello che in un'ammucchiata di gioviali fancazzisti rompeva le righe, e non rispettava le regole. I semiologi potrebbero analizzare il risultato considerandolo una sorta di plebiscitaria protesta del pubblico contro le strategie di concorrenti che legano fra loro prima di scannarsi in vista del traguardo, e contro la dinamica posticcia di una convivenza mai come quest'anno forzata: cinque mesi anziché tre (con i vertici di Canale 5 che esultano per lo share, per il successo sul web e sui telefonini, e annunciano un'edizione ancora più imponente per il 2011). Ma a ben guardare anche Marin è "organico" al Gf: dove la normalità non si afferma quasi mai. L'anno scorso fu premiato un Rom, in altre stagioni ecco premiata la Vittima del Seduttore, il Criptogay, la Coatta, la Grassoccia, e una sequenza assortita di Belli da reindirizzare fra piccolo e grande schermo. Più che avere carattere, bisogna essere caratteri. Gli altri, in questo decennale-monstre, si sono via via persi per strada, buttati in un cast sbagliato, dove però non mancavano il Bestemmiatore (Massimo, che in una puntata arrischiò pure l'elogio della mafia), il Cialtrone (George), l'Innamorata Ingenua (Carmela), il Trans (Gabriele), la Checca (Maicol), il Bastardo (Daniele), le due Saffo (Veronica e Sarah), più troppi altri di contorno. Alla finale con Marin sono arrivati l'Ambiguo (Giorgio), il Casto (ma non troppo: Alberto) e la Maestrina (Cristina). Coccolati dal superospite Bonolis, prezzemolo in tour autopromozionale Mediaset, e dalla smagata Alessia Marcuzzi, che non sa se l'anno prossimo vorrà ripresentare il reality, ma che in tanti sognano piuttosto dentro quella Casa, una concorrente very special, tutta sesso e testa, destinata a far esplodere la libido dei telespettatori e degli altri oziosi inquilini. Ci pensi, la produzione: sarebbe l'unica novità possibile. Perché questa fabbrica delle illusioni, malgrado i numeri da record, non ha più altro di sapido da offrire. A meno di nascondere pistole nell'appartamento, e costringere i partecipanti a eliminarsi fra loro, senza ricorrere a banali nomination. Scorra il sangue, non appena si riaccende la luce rossa.

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