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SAVOIA

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Unodei motivi di questo disinteresse, è la mancanza della documentazione(...). Nella biografie dedicate al Re, si parla poco della prima guerra mondiale, in particolar modo del suo intervento durante il convegno di Peschiera del novembre 1917(...). I diari del conte Azzoni degli Avogadro, invece trattano(...) dallo scoppio del conflitto a fine ottobre 1917, quando il Re visse a Martignacco vicino Udine. Questa nuova documentazione apporta un ulteriore tassello alla storia del Re (...). Il nostro saggio utilizza i diari del colonnello Azzoni degli Avogadro e traccia il ruolo del Re nei primi anni della Grande Guerra e i suoi rapporti con lo Stato Maggiore. Un sovrano vicino alle truppe In particolar modo durante la guerra mondiale, volle essere presente al fronte - nella trincea o nei posti di osservazione, nelle corsie degli ospedali da campo o negli attendamenti -, soldato tra i soldati, per confortare gli animi, per esortare le forze, per testimoniare la vicinanza dell'Italia tutta, a cominciare dal suo Re, a chi per essa combatteva e si sacrificava. Come ha osservato un grande storico, Gioacchino Volpe(...) Vittorio Emanuele III "si fece soldato, si fece popolo, e non per sentimentalità ma per intima, virile partecipazione ai dolori e agli sforzi della nazione". Abitudini semplici Per consuetudine, Sua Maestà si allontanava in automobile dalla Villa Italia alle ore otto. Nessuno di noi conosceva l'itinerario che sarebbe stato seguito. All'atto della partenza, e, successivamente, dopo ciascuna tappa, veniva solo indicata al conducente la direzione verso la quale Sua Maestà voleva che si procedesse. Immancabilmente si visitavano posizioni occupate dalle truppe, si facevano soste presso i Comandi in cui ci imbattevamo, e Sua Maestà interrogava i Comandanti, ed, in caso di assenza di qualcuno di essi, il Campo di Stato Maggiore forniva al Sovrano le informazioni richiestegli. A mezzogiorno sceglievamo un qualche sito appartato, e nel più breve tempo possibile (circa un quarto d'ora) si faceva colazione. Le colazioni erano divise in pacchi tenuti in una cesta che veniva collocata su un fianco dell'automobile. Esse consistevano sempre di due uova sode oppure di una frittata fredda, in carne fredda, formaggio e frutta. Subito si risaliva in vettura per raggiungere altre posizioni ed altri Comandi. Generalmente il ritorno avveniva verso le tre e mezza o le quattro, rientrando alla Sua residenza, Sua Maestà, si ritirava nelle propria stanza a lavorare, e non passava giorno che non giungesse qualche personaggio, per udienze precedentemente fissate di un'ora di pochissimo anteriore a quella del pranzo, al quale spesso il personaggio partecipava. Il servizio di tavola era disimpegnato dagli attendenti degli ufficiali, e per la cucina vigevano disposizioni severamente restrittive; per ogni pasto, minestra, un piatto, formaggio e frutta. Regnante frugale collaboratori voraci Risultava assurda la richiesta di frutta assortita sceltissima. La domanda giunse dal maestro delle cerimonie, Sant'Elia. La cosa che più stupiva era che il sovrano non chiedeva nulla, tutte queste richieste provenivano dal suo staff. Cinema? No grazie Quando stiamo scendendo dall'auto, per fare colazione sull'erba, vedo il Re tutto agitato che grida, avanti, avanti, vada avanti. Dietro la nostra auto si era arrestata quella del Sig. Comerio coi suoi apparecchi cinematografici, il quale, all'ingiunzione del Re prosegue velocemente verso l'osservatorio. Lo chauffeur mi dice che a Saleschiano aveva già prevenuto il Sig. Comerio, che sua Maestà non desiderava di venir cinematografato, ma che l'altro gli aveva risposto di essere stato autorizzato dal Comando Supremo. Allora gli ho detto di raggiungere il Comerio, che si era già fermato e dirgli a nome mio, che il Comando Supremo non poteva averlo autorizzato a perseguitare il Re e che se desiderava di conservare il permesso di lavorare al fronte, non si facesse più vedere da Sua Maestà né per oggi né per l'avvenire. Con la regina a fare la lana Verso le 18 i Sovrani mi mandano a chiamare e li raggiungo in giardino. Si fa quattro passi all'ombra, ma poi, portate fuori delle poltroncine di vimini ci si siede a godere il solito venticello fresco di Roma. Dopo un po' la Regina tira fuori da un cestello una grossa matassa di lana bianca, e invita il Re a tenerla fra le mani aperte, mentre essa comincia a far su un gomitolo. Chi potrebbe sospettare in quelle due semplici e serene persone i Sovrani di una grande Nazione in guerra, che tiene schierati sul fronte di battaglia oltre un milione e mezzo di soldati con migliaia e migliaia di bocche da fuoco? Per un poco tutto va bene, ma poi scherzando la Regina critica il Re perché non sa tener bene la matassa, ma egli osserva che la causa è tutta sua, perché arrotonda il gomitolo troppo in fretta. Allora la Regina si leva e dice a me: venga qui, si sieda lei al mio posto e vediamo se le cose procederanno meglio: Mi raccomando, non mi faccia fare cattiva figura. Le cose procedono così bene, che dopo una buona mezz'ora la matassa non esiste più e il gomitolo ha preso le dimensioni di un piccolo melone. Quando è finito tutto, la Regina mi prende il gomitolo e lo palpa, poi dice: non c'è male davvero, bravi tutti e due.

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