Lonquich, pianista tedesco innamorato del Belpaese
DopoMaurizio Pollini e prima di Marta Argerich (domenica al Parco della musica) atterra domani nella Città eterna (Aula Magna della Sapienza, ore 20.30) per gli appuntamenti musicali della Istituzione Universitaria dei Concerti una vecchia conoscenza del pubblico italiano, quell'Alexander Lonquich (nella foto), pianista d'eccellenza, che si impose proprio nel nostro Paese giovanissimo al Concorso Casagrande di Terni (era il 1977). Da allora tra Lonquich e l'Italia c'è sempre stato un rapporto di amorosi sensi, che ha indotto il maestro a scegliere il Belpaese come luogo d'elezione. Il programma che il grande pianista tedesco propone sotto il singolare titolo di «Innere Stimme» (Voci interiori) non è però solo una discesa nell'intimo spirituale di grandi compositori come Schumann (di cui esegue le Danze dei seguaci della lega di David e la Humoreske) ma anche una sorta di viaggio verso il Novecento, partendo appunto dal romanticismo visionario e sfaccettato di Schumann per arrivare attraverso l'immaginifico Skriabin (Due Poemi) agli approdi del Novecento storico, quello della avanguardia della seconda Wienerschulke qui rappresentata dal lirico Alban Berg (la giovanile Sonata op.1 del 1908) e dal caleidoscopico e rigoroso Anton Webern delle algide Variazioni op.27 (1936). Un programma assortito che piacerebbe molto a Pollini, sospeso com'è tra passato remoto e prossimo, tra repertorio e contemporaneità, tra gioia dei sensi e piacere dell'intelletto.