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L'idea originaria? Portare uno show itinerante nelle periferie della capitale.

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Accadeval'estate scorsa. «Sono venuti trentamila romani: da Bravetta a Tor Vergata, da Massimina a Ponte Galeria. Tutti in piedi, ingresso gratuito. Io ero fuori città, Alemanno mi chiamò e mi disse: "qui la gente è impazzita"». Sorride sornione, Maurizio Costanzo, uno dei due autori (l'altro è il sodale Enrico Vaime) dello spettacolo "Roma si nasce", che dopo tanto vagabondare approda per la prima volta nella "casa elettiva" del Teatro Parioli, da martedì 9 e fino al 28 marzo. «Sarà una sorta di "secondo capitolo" di quello che abbiamo proposto nei quartieri lontani dal centro, sotto l'egida del Campidoglio». Il protagonista (assecondato da altri cinque attori) è sempre Antonio Giuliani, stavolta anche in veste di regista. Rispetto alla prima edizione», spiega Costanzo, «calcheremo meno l'accento sulla differenza tra coatto e bullo. Il primo è e resta una figura ineludibile della "fauna" capitolina: ma dietro la sua natura un po' sbruffona, caciarona e kitsch non riesce a nascondere una sorta di bonomia, oltre che di genialità linguistica. Il coatto è inoffensivo e regala sempre lampi di vis comica. È orgoglioso della propria condizione, del suo ceto non elevatissimo, rivendica l'appartenenza al territorio, al quartiere, alla strada. È l'erede di Rugantino: nutre per gli altoborghesi una sorta di lieve invidia, annacquata in un popolaresco buon senso. Il bullo è invece un violento per definizione, uno che più lo emargini e più fai il bene della comunità. Purtroppo questa figura va sostituendosi in modo esponenziale al caro vecchio coatto di una volta. Ecco perché, anche in un testo teatrale che fa ridere, volevamo rimarcare questa differenza». La missione di questo show "aggiornato" è invece, sottolinea il Baffo nazionale, «analizzare e ridefinire in modo più ampio il concetto di romanità. Con animo da una parte distaccato, ma che dall'altra riconferma il grande amore che tutti nutriamo per la città più bella del mondo. Per citare il titolo, "Roma se nasce" perché non c'é da nessuna parte un'altra metropoli che possa tentare il confronto. Proprio in queste ore Alemanno ha annunciato un restauro a breve del Colosseo. Ne sono felice: preserviamo questa meraviglia unica per qualche altro millennio, perché con l'aria che tira un altro non lo costruiscono mica». In "Roma si nasce", definito "un divertimento musicale senza una vera e propria trama" (con alcune canzoni scritte a quattro mani dal Baffo e Alex Britti e già ascoltate nel musical "Lungomare"), Giuliani interpreta anche figure storiche. C'è Nerone (un pallino di Costanzo, che ne chiede da tempo la riabilitazione storica attraverso l'intitolazione di una strada) e spuntano suggestioni ottocentesche: la Tosca e Cavaradossi. «Ma resta su tutto l'obiettivo di raccontare i romani. Penso anche di scrivere presto sui "nuovi", quelli immigrati, ma che parlano nel nostro dialetto. Certo, fa impressione quando un giapponese ti dice "ahò, embè", però questa è una ricchezza. Se ne convincerà anche la Lega: già sdogana Balotelli. Ma a Milano», ironizza l'anchorman. Che intanto si gode anche i successi tv proprio con Vaime: «Giovedì scorso la replica di "Memorie in bianco e nero" ha totalizzato il 15,22 di share, con più spettatori di Chiambretti. Con Enrico pensiamo a un volume Eri sulla storia di quella irripetibile stagione televisiva». Quanto alla falsa notizia del suo "Bontà sua" al posto di "Porta a porta" in queste serate pre-elettorali, Costanzo ribadisce la smentita. «Macché speciali. Come ha detto anche Vespa, si è trattato solo di un grosso equivoco». E non se parli più.

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