Impressionisti, artisti dell'ecologia
GabrieleSimongini Impressionisti, artisti ecologici. Nel profluvio di mostre che in tutto il mondo e pure in Italia sono state finora dedicate alla rivoluzione pittorica impressionista, quella che si inaugurerà venerdì nel Complesso del Vittoriano con il titolo «Da Corot a Monet. La sinfonia della natura» sembra distinguersi proprio per una coinvolgente tematica ecologica. Più di 170 opere, fra dipinti, lavori su carta e fotografie d'epoca, offrono un panorama approfondito dell'immersione realista ed impressionista nella natura. Anche se era inevitabile che la modernità penetrasse con fabbriche e ponti ferroviari nell'armonia del paesaggio, gli impressionisti non poterono fare a meno di dare immagine vibrante all'«economia della natura». L'impegno profuso da Alessandro Nicosia con Comunicare organizzando nel realizzare l'ampia mostra non è cosa da poco se si pensa che vi figurano, dati alla mano, 5 opere di Corot, 3 di Courbet, 13 di Monet, 9 di Pissarro, otto di Sisley e via discorrendo, provenienti da molti musei internazionali, fra cui il Musée Marmottan Monet di Parigi, l'Ermitage di San Pietroburgo e il Metropolitan di New York. E l'attenzione dei curatori, gli americani Stephen F. Eisenman e Richard R.Brettell, si è concentrata proprio sul nuovo modo di guardare la natura degli impressionisti. Tutto è iniziato nella prima metà dell'Ottocento con il realismo della Scuola di Barbizon e con artisti come Rousseau, Diaz de la Pena, Duprè e Daubigny, più il grande Corot in posizione defilata, che si stabilirono nella maestosa Foresta di Fontainebleau per vivere immersi nella natura, anzi per vivere la natura, per essere tutt'uno con essa. In mostra questo spirito panico emerge nel capolavoro di Daubigny «Bordo dell'acqua a Optevoz», in cui tutto trasmette un'umidità penetrante e generativa, come del resto accade ne «L'onda» di Courbet. Ecco, la rassegna poteva anche intitolarsi «La sinfonia dell'acqua» perché nella maggior parte delle opere sono protagonisti fiumi, laghi e perfino oceani e inondazioni, come nel caso di Alfred Sisley che per tutta la vita ha inseguito i cicli della natura e il potere dell'idrologia. Le sue opere ispirate alle rovinose piene dei fiumi francesi (in mostra figura «Inondazione a Port-Marly», del 1872) erano anche un grido d'accusa contro le sempre più frequenti e dannose deforestazioni. Così anche per Monet, il prodigioso cacciatore di luce, l'acqua era «l'agente intermedio di tutta la vita organica». E le sue ninfee, che chiudono alla grande la mostra aprendo alla contemporaneità, «erano forse – scrive Eisenman – il piccolo e tiepido stagno descritto da Darwin, il brodo primordiale da cui si svilupparono tutte le forme di vita».