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Quel giorno del '77 quando fu catturato Vallanzasca

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Un fredda mattina di febbraio del 1977, il bel Renè finì in manette a Roma. Lo cercavano in tutta Italia dopo una drammatica sparatoria sull'autostrada dalle parti di Dalmine su al Nord. Lui, il bandito della Comasina, fece perdere le sue tracce. Complici arrestati o uccisi. Morti anche due agenti della Stradale. L'esperienza e la capacità investigativa del colonnello Antonio Cornacchia permisero di stringere il cerchio intorno al bandito.   All'alba del 15 febbraio, un centinaio di militari armati di mitra e giubbotti antiproiettile, circondarono due palazzine alla Tomba di Nerone sulla Cassia. Cornacchia suonò alla porta della mansarda di via Volusia: «Vallanzasca, sei tu? Apri!». «Non voglio morire. Voglio vivere», rispose Vallanzasca. Una breve trattativa, poi i carabinieri sfondarono la porta e ammanettarono il bandito. Ferito a un gluteo, uscì sorretto da due carabinieri. Sigaretta tra le labbra, sorridente e smargiasso come sempre. Così il mito del bel Renè iniziò il suo declino.  

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