A teatro l'enigma-Emanuela
Un mistero tutto romano, completamente irrisolto e tuttavia legato a scottanti questioni internazionali, tornato alla ribalta della cronaca poco tempo fa dopo ventisei anni di buio e sempre vivo nella memoria degli abitanti della capitale. È il caso della scomparsa di Emanuela Orlandi che approda al palcoscenico in prima nazionale assoluta, da stasera alla Sala Artaud del Teatro dell'Orologio, grazie all'interesse della giovane autrice e interprete Federica Festa, che ha scritto insieme al fratello Matteo, giornalista pubblicista trentenne, «Il volo delle farfalle», un testo dedicato a questo giallo degli anni Ottanta, trasformato qui in un'occasione per riflettere su un episodio collettivo, ma al tempo stesso per ricostruire un'epoca adolescenziale non troppo lontana. Perche ha deciso di affrontare questa vicenda in teatro? L'idea nasce da una commistione di sensi del dovere: di donna, di romana, di italiana, di attrice, di coetanea. Io avrei più o meno la stessa età di Emanuela se lei non fosse stata sottratta all'attesa di quell'autobus. Come lei, da adolescente passeggiavo spesso tra San Pietro e largo Argentina, come lei suonavo il flauto, indossavo jeans e scarpe da ginnastica. Mia madre è cresciuta in Vaticano. Mio zio era Monsignore, viveva nella Canonica del Vaticano e ho respirato a lungo nelle domeniche in visita a Zio Don Mario l'aria mista di talco Roberts e mirra di quelle sale silenziose e vuote, dove poter parlare solo sottovoce e camminare a testa bassa. Sono cresciuta con la storia della scomparsa di Emanuela e i primi giorni dopo quel 22 giugno 1983 i miei genitori mi dissero che non volevano che uscissi più da sola. Come viene raccontata la storia di Emanuela? Tre personaggi femminili danno voce e corpo all'accaduto: una venditrice di souvenir del Colonnato di San Pietro che aveva un conto allo IOR e poi ha perso tutto, destinata a indagare sul motivo economico che coinvolge anche la Banda della Magliana, una suora della Chiesa di Sant'Apollinare che lancia una forte accusa nei riguardi dell'omertà del Vaticano per non aver aiutato la famiglia a scoprire la verità e Natalina, la sorella di Emanuela, che si adopera da anni per sensibilizzare le istituzioni e ha anche costituito un'associazione per la ricerca delle persone scomparse. Tutte e tre queste donne risultano toccate in modo diverso dall'evento. Il luogo unificante è la chiesa di Sant'Apollinare in modo che il pubblico abbia la sensazione di arrivare per assistere a una Messa. Cosa desidera comunicare al pubblico? Ho voglia di guardare in faccia un mistero che ha segnato anche la mia giovinezza, mettendo insieme un periodo della mia vita e una storia assurda. Vorrei conoscerlo meglio, per averne meno paura, mostrando dall'inizio alla fine lo scenario completo di questa insoluta tragedia, attraverso una puntuale analisi delle diverse indagini della Procura di Roma e delle interviste ai protagonisti, ai testimoni e ai familiari. Quale idea si è fatta occupandosi di questo caso? I tanti fili interrotti che compongono la trama della scomparsa di Emanuela trovano solamente muri di silenzio. Le telefonate dei cosiddetti «rapitori», le dichiarazioni di Papa Giovanni Paolo II, le possibili connessioni con Ali Agca e il Fronte Turco. Poi, dopo ventisei anni di buio, la rivelazione di Sabrina Minardi, la superteste compagna di uno dei Boss della Banda della Magliana che apre altri scenari sui mandanti di questo insolito rapimento. Tante tessere danno vita a un giallo che non sembra avere conclusione.