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Festival, la rivincita di Mauro Mazza

Antonella Clerici seduta sulle gambe del direttore di Raiuno Mauro Mazza all'interno del Teatro Ariston Festival di Sanremo.

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Se è vero che il dono più appassionato è un mazzo di rose rosse, la Città dei fiori ne ha regalato uno grande così a Mauro Mazza. Perché l'apoteosi di share con cui si archivia Sanremo 2010 è stata la fragranza - e la musica - più corroborante per il direttore di Raiuno. Il risultato dell'Auditel, diciamolo, non se lo immaginava davvero, l'ex direttore del Tg2. Anche se ieri, a sipario calato, ha messo le mani avanti sugli ascolti con un diplomatico «non c'era una soglia minima e massima». E però il Festival del dopo-Bonolis, con Antonellona a condurre le danze - non più che un casereccio liscio, si preconizzava - era partito in salita da subito. Appena uscito il nome della neo mamma, i mugugni: non ce la fa da sola sul palco che Viale Mazzini usa come cartina di tornasole per gli investimenti pubblicitari. Insomma, le prefiche del mega-flop parevano avere buon gioco. Ecco allora il rinforzo della coppia passepartout - appunto Paolino e il fido Laurenti - a spianare la strada della prima serata. Ma poi la fatina butirrosa è stata lasciata sola e ha fatto bene. E non, ci consenta, per i consigli dell'onnipresente (nei suoi pensieri) compagno Eddy Martens. Ma per come è stato plasmato - dagli autori, da Mazzi e proprio da Mazza - il Festivalone 2010. Il clou non erano le ospitate, i supervolti pescati orbe terraqueum. Quest'anno Sanremo ha tenuto perché è diventato come non mai arena alla Amici o alla X Factor. Con le opposte fazioni, i fischi, gli spartiti buttati all'aria dagli orchestrali (furbissima trovata), il cardiopalmo del televoto. Chiosa Mazza: «Se Sanremo è tornato a piacere è perché lo spettatore ha partecipato. Nel momento finale c'era il 77,34 di share. Chi ha televotato inseguiva attraverso il piccolo schermo l'esito della propria preferenza. E questo va salvaguardato». Dunque, ok al meccanismo dell'urna da casa. Altro che perverso, alimenta il tifo da stadio e fa bene all'Auditel. Ma poi Mazza difende anche la decisione politicamente scorretta degli operai Fiat sul palco e del comizietto del duo Bersani&Scaiola. «Una scelta editoriale che rivendico. Se si vuole leggere come violazione della par condicio, va pure detto che il buon senso deve entrare anche nell'applicazione della par condicio». Insomma, qui c'è un direttore dell'Ammiraglia Rai che è una volpe di giornalista, e dunque sa come piazzare comunque l'informazione. Pure sull'exploit del trio tricolore, Mazza usa il fiuto: «A Filiberto e C. hanno giovato i fischi a Lippi. Guai toccare il ct che ci ha fatto vincere i Mondiali». E vabbè, è finita in gloria. L'anno prossimo ci si riprova, sperando sempre in una controprogrammazione soft. E senza andare a caccia di divi esotici. «L'avventura - preannuncia Mazza - si affronterà con un volto Rai». Prosit.  

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