Scanu trionfa a Sanremo
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Ha vinto Valerio Scanu, anni 19, e mai avremmo immaginato che la zuccherosa "Per tutte le volte che" avrebbe evitato un'insurrezione, alla fine delle Cinque Giornate di Sanremo. Secondo trionfo consecutivo per uno dei fuoriusciti di "Amici". E per il Regno di Sardegna, ma non per i Savoia. All'armi. La scena della rivolta dell'orchestra, con gli spartiti appallottolati e gettati sul palco, resterà nella storia del costume nazionale. Ecco quel che accade ad aver portato fino in fondo, con il televoto "popolare", Pupo e il Principe a giocarsi la vittoria contro Scanu e Mengoni. E che dire dei loggionisti dell'Ariston, quelle liberatorie urla di "venduti", con la povera, incolpevole Fiona a rischiare il linciaggio? Il veleno di Sanremo si è riversato nelle falde sotterranee di un Paese diviso, incarognito, mai davvero pacificato su nulla e nessuno. La prova s'era già avuta quando alla finale mancavano poco meno di 24 ore, e nella notte rivierasca, fuori da un ristorante di Piazza Bresca dove cenavano il principe e Pupo (c'era pure Augusto Minzolini), vedevi tumultuare due ali contrapposte di ammiratori e detrattori del Principe. Dal fondo sentivi grida di «Evviva Filiberto!», dallo slargo ecco gruppi esclamare «Vergogna!», e per soprammercato «Cassano!». Una scena catartica, solo superficialmente legata al contesto musical-trash-calcistico: qui è in ballo l'ondivaga ricerca di un Re pop, di un sottomonarca per l'era della tv monnezzara, di un simbolo per il popolo degli sms. Dal contestato referendum sulla monarchia del '46 al televoto ambiguo del 2010. È questa la vera eredità del Festival numero 60. Sul palco, fischi e ruggiti prima del bolo musicale ruminato per l'ultima volta dall'ineffabile trio, e alla fine Pupo è sbottato, gli occhi sfarfallanti come di chi stia per sferrare un cazzotto contro l'armadio: «Non ho mai sentito una contestazione preventiva così incomprensibile». Una canzonaccia ha riacceso le braci che covavano sotto antiche lacerazioni, con i patriottardi che cercavano il restyling mediatico attraverso un rampollo che ha imparato a ballare ma non a cantare, mentre i giovani finiani annunciavano scioperi della fame in caso di affermazione di "Italia amore mio" al Festival. Ma la cena e l'onore sono salvi. Nell'ora in cui battevano i destini della Patria, fra il giudizio a tre e il verdetto finale, anche su Internet nascevano gruppi spontanei di resistenza repubblicana. Appelli accorati agli sms per uno dei due giovani talenti superstiti. Chiunque, ma non Filiberto. Maria e Morgan. Poi c'è l'altra questione, meno cruciale ma suggestiva. L'Italia salvata dai ragazzini. Nella categoria Nuova Generazione aveva trionfato un protetto di Mara Maionchi, Tony Maiello. Per la vittoria fra gli artisti era quotato Marco Mengoni, uscito dalla cucciolata di Morgan. Poteva essere SanremXFactor, ma grazie a Scanu (eliminato provvisoriamente la seconda sera) è ancora FestivAmici. Santa Maria De Filippi. I talent-show sono ormai l'unica chance per tentare una carriera musicale in Italia. E l'imbuto si stringe sempre più. Ma nell'ombra catacombale della sua casa, anche Morgan avrà sorriso delle belle prestazioni dei suoi ragazzi. In fondo, ha vinto anche lui. Numeri astrali. Poi, certo, ha stravinto Fiona Clerici. La media ponderata della penultima serata parla di un 50,74 di share e di 11 milioni 274 mila spettatori. Tre punti in più di Bonolis, che rosica: «Non si può paragonare chi corre i 100 metri a chi ne fa 150». Antonellona ricorda alla Rai: «Sono nata in questa azienda, prima o poi mi riconoscerà qualcosa di più». La biondariccia va a riscuotere. Oltre il futuro. Però basta Sanremo per Fiona, continuerà a spupazzare bambini davanti alle telecamere. Mentre il direttore di Raiuno Mazza deve mantenere la promessa di riproporre la vecchia gloriosa "Canzonissima", da far condurre a Morandi «La mia idea», ci confida, «è di abbinare il biglietto della Lotteria alla cartolina cartacea con il nome del cantante da votare, e da spedire per posta, senza francobollo». Ma sì, basta con questi ingestibili televoti dai cellulari. E Fiorello per "Fantastico"? «Magari venisse! Lo vado a prendere domattina», sorride Mazza. Vedo nudo. Dopo Dita Von Teese, le ragazze del Moulin Rouge e altra gnoccheria assortita, ecco la Cuccarini vestita di sola chitarra. Fiona la omaggia: «Bella topolona!». Una settimana di eros imploso. Ma ora è sabato, direbbe Bersani. La gara. Premio della critica assegnato a furor di giornalisti alla magnifica Malika Ayane: merita un riconoscimento anche per aver indossato una maglietta per combattere la Sclerosi laterale amiotrofica. Addio alle altre canzoni, molte buone, un paio orrende. Povia straparla di «un'Italia in cui più nulla è normale». Giusto. Vada in esilio. Almeno lui.