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L'amore dietro le sbarre

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LABOCCA DEL LUPO, di Pietro Marcello, con Vincenzo Motta e Mary Monaco, Italia, 2009. Un esperimento curioso, ma andato incontro a vari consensi. Due persone vere, nomi e cognomi autentici, pronte a esibire, anche nei titoli di testa, la loro identità. Sono Vincenzo, siciliano, che è stato in prigione per molti anni, e Mary, una ex prostituta, anche transessuale, che, dopo averlo conosciuto e amato in prigione, uscita molto prima, lo ha atteso tutto il tempo in una casupola nei bassifondi di Genova, fedele quasi con devozione al suo ricordo. I Padri Gesuiti della Fondazione San Marcellino, che dal dopoguerra seguono e assistono gli emarginati di cui pullula il sottobosco genovese, hanno affidato a un regista esordiente, Pietro Marcello, autore fino ad oggi di un documentario, di avvicinare i due e di farli raccontare se stessi di fronte a una macchina da presa che si muove con discrezione davanti a loro e poi anche attorno a loro non solo nel presente, nei quartieri più miseri della città, ma anche, grazie a filmini amatoriali conservati nelle cineteche, nel passato di quella stessa gente: per evocare un clima, ricostruire degli ambienti. Al centro però ci sono soprattutto i due protagonisti, ora presentati da una voce narrante - asciutta, mai letteraria - ora ascoltati mentre ci dicono di sé, del loro passato, dei loro sentimenti reciproci, delle loro piccole aspirazioni per un futuro in cui si vedono finalmente riuniti in una casetta in collina da cui, però, sia possibile vedere il mare... Il risultato, da definirsi in equilibrio fra il documentario e un certo tipo di cinema verità, ha valori cinematografici così saldi che, di recente, hanno fatto vincere al film il Primo Premio al Festival di Torino (la prima volta, in ventisette anni, per un film italiano), aprendogli la strada anche a manifestazioni di prestigio a Parigi, come quella al Centre Pompidou dedicata al «cinema Du réel». L'esperimento, così, anche se insolito, può dirsi riuscito e nonostante faticherà un po' a trovare adeguate risposte in platea, resterà una tappa felice nell'ambito del cinema italiano di ricerca.

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