Er capo der Pd a Sanremo? Mejo Totti
Diciamola tutta. Sanremo non è più il regno delle canzoni, ci spadroneggia la politica. Oggi ce viene Bersani, ce porta la figlia. Ma deve stare attento, er capoccia del Pd: se lo riprendono di spalle rischia l'identità. Perché pare Berlusconi, mica scherzo. E poi che c'entra Pierluigi all'Ariston? Perché si espone? Forse c'ha invidia del Cavaliere che fa cantare sui suoi testi Apicella? Ma l'ugola der Cavaliere sale sur parco dei circoli della libertà. Andiamo poi, il segretario del centrosinistra sbarca da esterno nella Città dei Fiori come Patrizia D'Addario... non c'è stile. Ma tant'è, 'sto mondo non se riconosce più, s'è girato, è finito alla rovescia. 'Na vorta se diceva avanti Savoia, adesso ce accontentiamo de avanti Sanremo. E la storia delle canzoni in dialetto? Una proposta della Lega. Ma poiché dal Veneto, dal Trentino, dai lumbard, insomma dal profondo Nord, le canzoni non sono arrivate, allora oplà, il direttore artistico Mazzi fa dietrofront. Niente più note con parlate paesane. Tranne D'Angelo. Grande artista, pero stavorta ha fatto flop, un brano incomprensibile. Avevo proposto anch'io una canzone. In romanesco, che poi non è un dialetto ma una lingua. Volevo cantarla con Rita Forte. E la firma è tutto un programma: di Marocchi, l'autore di «Perdere l'amore», l'apoteosi di Massimo Ranieri. Mbè, che succede? I leghisti non partoriscono testi, e allora pollice verso anche per quelli che arrivano da Roma capoccia. La morale? In Riviera fanno come gli pare, la buttano in canzonella. Arriva Bersani e si commuove perché sente Elisa cantare «Almeno tu nell'universo». Non sa fare le debite proporzioni, l'erede di Franceschini. Non si ricorda com'era grande, quella canzone, quando usciva dalla bocca di Mia Martini. Insomma, gli onorevoli sono dilettanti. Sapete che ve dico? Visto che all'Ariston c'è andato Cassano, poteva andarci pure Totti. Meio de tanti politici in salsa pop.