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L'Orchestra sinfonica di Roma è partita in trasferta per l'Austria.

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Inprogramma Modest Mussorgskj: Quadri da un'esposizione e Ottorino Respighi, Fontane di Roma, Pini di Roma. Ma anche, Colore Orientale op. 44, Notturno op. 70 e Tarantella op. 44 di Giuseppe Martucci, l'Intermezzo da «Manon Lescaut» di Giacomo Puccini, la Sinfonia da i «Vespri Siciliani» di Giuseppe Verdi e la Sinfonia da «Guglielmo Tell» di Gioacchino Rossini. Professor Emanuele, lei ha realizzato autentici miracoli creativi, uno di questi è l'Orchestra di Roma, unico esempio artistico italiano sostenuto da privati: cosa la spinge verso tali iniziative? «L'amore per la cultura e la musica. Ho introdotto un criterio nuovo di gestione: prima c'erano i cosiddetti "interventi a pioggia" che caratterizzavano il sistema. Io invece mi sono dedicato alle grandi emergenze del territorio laziale ma anche nazionale: la ricerca, la salute, l'istruzione, il volontariato, l'aiuto alle categorie meno avvantaggiate. E tra i principi statutari ho introdotto anche la cultura, strumento principe per dirimere controversie religiose, sociali e razziali. Per interagire tra mondi diversi. La cultura è dialogo, consente di aprirsi a realtà nuove». Oltre all'Orchestra di Roma di cos'altro si occupa? «Ho cominciato con le arti visive presso il Museo del Corso. Poi, mi sono dedicato alla musica, alla poesia, alla danza, al Roma Europa Festival e alla Fondazione Roma Mediterraneo: presto a Palermo faremo un evento su Mediterraneo, Porta d'Oriente. Tra le iniziative ci sono anche quelle dedicate a salute e ricerca: l'ospedale per i malati terminali in via Poerio a Roma, la ricerca sulle cellule staminali al Gemelli, l'assistenza a quattro università, la Lateranense, la Lumsa, la Gregoriana e l'Europea». L'Orchestra consente anche a tanti giovani di lavorare e di realizzarsi? «Da quando è nata l'Orchestra, 6 anni fa, sono state assunte attraverso concorsi internazionali cento persone, a tempo indeterminato, dall'Ars Academy, nucleo per l'attivazione di questa realtà votata ai giovani. Abbiamo organizzato esibizioni in Usa, in Russia, in Cina, in Spagna e persino alla Berliner dove l'Orchestra è stata applauditissima». Esistono differenti risposte da parte dei vari pubblici internazionali? «Dal teatro di Roma, l'Orchestra si è spostata al Sistina e ora è all'Auditorium Santa Cecilia. Abbiamo più di 2.500 abbonati con molta attenzione da parte dei giovani. Suoniamo nelle scuole, negli ospedali, nelle carceri, davanti ai disabili, unendo l'attenzione filantropica a quella economica e artistica. E ovunque il pubblico risponde positivamente, perché se la musica o la proposta culturale è buona non ci sono contestazioni di sorta». Qual è lo stato dell'arte? «L'arte che soffre di più in questo momento è la poesia, pur essendo quella più profonda, che meglio sa esternare la spiritualità umana. Ho promosso per il quarto anno il festival della poesia al Tempio di Adriano e l'affluenza della gente era altissima. Ora pensiamo ad una sorta di gemellaggio per quanto riguarda le arti visive tra Roma e Milano, a cominciare dalla mostra di Hopper. Ma nonostante l'interesse del pubblico, oggi l'arte soffre tantissimo. Tutti i governi, di destra e di sinistra, hanno sempre tagliato i bilanci alla cultura, in un Paese come l'Italia, dove le industrie non ci sono più e l'imprenditoria agricola è in crisi. Non sono un politico ma questa emarginazione dell'arte mi sorprende molto». Ha qualche sogno nel cassetto? «Sono prudente, non vorrei sfidare la provvidenza, ma i miei sogni sono stati in gran parte realizzati». Prossimi progetti? «Una mostra sul Settecento a Roma, un'altra sull'Iran, sempre al Museo del Corso, a giugno una tournée in America, all'Onu, a settembre il Roma Europa Festival e una programmazione che guarda al Mediterraneo. Continuerò a fare cultura per aiutare la collettività, senza cercare il ritorno economico, come gli sponsor, ma tentando di migliorare la società attraverso l'arte».

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