Bova, macho romantico
Arriva puntuale nel weekend di San Valentino l'ultimo film di Federico Moccia, prodotto da Rita Rusic (con un budget di 5 milioni e mezzo di euro) e da oggi distribuito in 560 sale da Medusa. Sulla scia del successo di «Scusa se ti chiamo amore» (che ha incassato 13 milioni di euro al botteghino), tornano sul grande schermo Raoul Bova (Alex) e Michela Quattrociocche (Niki) in «Scusa ma ti voglio sposare». Nella commedia romantica, la ventenne Niki è combattuta tra l'amore per il quarantenne Alex e quello per un bel coetaneo (Andrea Montovoli). Al centro della vicenda, oltre al matrimonio tra i due protagonisti, anche altre storie parallele per un affresco corale sui quarantenni e il matrimonio. Un tema che evidentemente ha interessato anche il Vaticano: martedì il film sarà presentato alla presenza del regista e del cast alla Pontificia Università Lateranense e discusso con studenti e sacerdoti. Bova, questo ruolo romantico ha segnato una svolta nella sua carriera? «Già mi ero trovato bene con Rusic e Moccia nel prequel di questo film. Interpretare questo ruolo è stata per me una grande occasione per propormi come attore di commedie. Mi sono tanto appassionato al filone romantico che ora farò un'altra commedia del genere, "Ti amerò da grande" di Roberto Burchielli». Muccino racconta quarantenni tormentati, Moccia quarantenni romantici, lei da che parte sta? «Intanto ho ancora 38 anni e poi credo che siano personaggi complementari quelli di Moccia e di Muccino. Esistono tante personalità e storie diverse nella nostra società. C'è spazio per tutti. Io ho provato tutte e due le fasi e ora credo nel matrimonio e nelle responsabilità familiari. Come me, non tutti i 40enni cercano l'avventura». Crea problemi la differenza d'età in amore? «No, anche perché ci sono donne a 30 anni molto mature e uomini a 40 molto ragazzini. Insomma, dipende anche da come una persona riesce a portare il peso dell'età, in senso fisico e psicologico. Non si può generalizzare». Festeggerà San Valentino con sua moglie? «Certo, anche perché è il giorno in cui ci siamo fidanzati». Questo rosario che porta al collo è una testimonianza della sua fede? «Più che altro è un ricordo a cui tengo molto. La mia fede è sempre presente e forte al di là del rosario che indosso». In alcune scene il romanticismo esasperato sfiora il ridicolo, come quando lei a Ibiza fa una dichiarazione d'amore alla sua bella salendo sul palco: l'ha imbarazzato quel monologo? «No, era la parte che dovevo fare. Del resto. è una bella dichiarazione d'amore. I romantici esistono davvero e a tutte le donne piace essere corteggiate e amate nei modi più spettacolari possibili». Lei corteggia come il suo personaggio? «No, mi piacciono le situazioni più intime, ma nello stesso tempo con un pizzico di coreografia e di sorpresa». Qual è la sua fan ideale? «Quella che mi segue, sa tutto di me e percepisce gli sforzi che faccio per migliorare la mia carriera». La sua partecipazione al festival di Sanremo è confermata per mercoledì? «Le trattative sono ancora in corso e Medusa sta cercando la soluzione migliore per promuovere il film anche a Sanremo». È vero che è geloso di George Clooney? «Una volta aveva preso mia moglie da una parte per condurla a vedere la piscina. E allora ho dovuto ristabilire l'ordine in famiglia...». La sua prossima sfida? «Sto ricominciando a fare gli allenamenti di nuoto e non è detto che non partecipi a qualche gara, chissà. Per ora gli allenamenti mi soddisfano, faccio buoni tempi e sto preparando un film per Canale 5 sulla storia di un nuotatore un po' particolare, il regista è Stefano Reali». Come supera quelle crisi matrimoniali inevitabili dopo anni di convivenza insieme? «Con la respirazione bocca a bocca. Scherzi a parte occorre di volta in volta parlare e riaccendere la fiamma della passione». Lei è impegnato nel progetto Graffiti, di che si tratta? «Sono presidente con Sergio De Caprio della Fondazione Capitano Ultimo e il Comune di Roma ci ha messo a disposizione il Parco della Mistica, 10 ettari alle porte di Roma, nel VII e VIII Municipio. Lì abbiamo tirato su una struttura, tra laboratori e campo di calcio, per giovani emarginati. Da poco, abbiamo ideato una manifestazione itinerante, "Graffiti", che consente agli Street Artists di realizzare opere, dei murales, che poi vano all'asta e il ricavato va alla Fondazione. Il primo appuntamento è stato a Rieti il 9 gennaio, il prossimo, forse, sarà a Roma».