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Storia di Chiara, una vita senza vita

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Nel2005 questa scrittrice pubblicò un libro che meritò il Premio Selezione Bancarella, che s'intitolava "Il volo del portiere"; un libro che raccoglieva, in forma narrativa, il gergo dominante nel calcio giovanile. Nulla a che vedere con l'espressività e con l'espressione dei "ragazzi di vita" pasoliniani, lontani anni luce, sprofondati in un'epoca che oggi risulta remota. Quello fu un bel libro, che resta testimonianza d'un allora - cinque anni fa - che adesso, forse, già non c'è più. Ma recentemente Mariella Caporale ha pubblicato con Donzelli "Una lucertola nel fiato" (191 pagine, 16 euro), un romanzo ch'è la storia d'una ragazza uscita con soltanto un filo di vita da un pauroso incidente accadutole in motocicletta. Sopravviverà? Non sopravviverà? E se sopravviverà, sarà destinata a una vita esclusivamente vegetativa ? Interrogativi che stroncano i genitori, i parenti e, per un po' di tempo, gli amici e i conoscenti. Anche i chirurghi che operarono la giovane al Pronto Soccorso, dopo l'incidente, furono sul filo d'un'acuta tensione vibrante di parole secche, di frasi brevi, di ordini perentori impartiti dal capo équipe. Ma l'alienazione, lo sdoppiamento, la schizofrenia del corrente quotidiano entra anche nelle sale operatorie. Così, mentre con ogni impegno alimentano il soffio vitale ed eseguono tagli e trapanazioni, ecco che frammenti del loro privato si mischiano a ematoma, battito, bisturi. "Trapano elettrico", dice il capo. "C'è sua moglie sul portatile" - bisbiglia un'infermiera. "Dille di richiamare". E' un intreccio di dialoghi serrato, surreale, intorno al tavolo operatorio. Eppure, i chirurghi sono lucidi, tesi al risultato migliore, benché s'infili nel loro cuore le pena di preservare una vita che sarà una pena. E cosi sarà, con la riproposizione di tutti gli strazi, e i tristi dilemmi, che seguiranno. Una vibrante prova di narrativa. L. L.

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