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L'Italia ruggisce Rivogliamo l'Atleta di Lisippo

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Lasua storia avventurosa è degna di un film di Indiana Jones e da parecchi anni oppone in una dura contesa il nostro Ministero dei Beni Culturali ai direttori del museo americano: la statua fu infatti ritrovata nel 1964 da un peschereccio italiano probabilmente al largo di Fano dove fu poi portata. Ma proprio ieri un improvviso colpo di scena riapre la vicenda: il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Pesaro Lorella Mussoni ha disposto la confisca della preziosa statua bronzea del IV sec. a. C. «attualmente al Getty Museum o ovunque essa si trovi». Non erano bastati nel corso degli anni quattro diversi processi per fare luce sulla spinosa questione. Ed in tempo reale la Fondazione Getty ha risposto che farà ricorso in Cassazione contro la confisca del bronzo attualmente custodito nella Getty Villa di Pacific Palisades, a Los Angeles. Verosimilmente sarà questa l'ultima tappa della vicenda, perché in base ad un accordo stipulato nel 2007 fra l'allora Ministro per i Beni Culturali Francesco Rutelli e il Getty Museum la destinazione finale del capolavoro sarà decisa dalla nostra magistratura, proprio come sta succedendo ora. Ma il ricchissimo museo americano, già coinvolto in infinite polemiche circa il suo modo spregiudicato di aggiudicarsi acquisti dalla dubbia provenienza, annuncia battaglia per tenersi uno dei suoi capolavori più ricercati dai visitatori di tutto il mondo. E pensare che il Getty ha fatto invece tornare nel nostro paese una quarantina di pezzi pregiati, fra cui la «Venere di Morgantina» che rientrerà in Sicilia alla fine di quest'anno. In realtà l'«Atleta di Lisippo» è troppo famoso per perderlo senza colpo ferire anche perché una sentenza sfavorevole metterebbe di fatto in dubbio l'intera politica di acquisti del grande museo. Una cosa è certa: è finita l'epoca di una «Italietta» vista come facile terreno di conquista artistica e di saccheggio archeologico. Vale la pena allora ripercorrere il giallo dell'Atleta di Lisippo. E tornare a quel venerdì del 14 agosto 1964 quando il peschereccio italiano «Ferruccio Ferri» cattura con le sue reti una statua bronzea pressoché irriconoscibile per lo spesso strato di incrostazioni. Probabilmente i piedi della scultura restano insabbiati o incastrati e si staccano per il violento strattone ricevuto. I pescatori affermano di averla trovata in una zona del mar Adriatico chiamata «Scogli di Pedaso» ma non è stato mai chiarito con certezza se si trattasse di acque italiane o internazionali. L'esportazione sarebbe stata comunque illegale: nel primo caso, in base alla nostra legge, i beni archeologici ritrovati sono di proprietà dello Stato italiano; nel secondo caso essendo stato imbarcato su una nave italiana e successivamente sbarcato in territorio italiano, a Fano, il bronzo avrebbe dovuto essere sottoposto a vincolo dal Ministero. I pescatori seppelliscono la statua in un campo di cavoli di un loro amico diffondendone la fotografia presso alcuni antiquari. Un antiquario di Gubbio, Pietro Barbetti, la acquista per tre milioni e mezzo di lire e la nasconde in una canonica con la complicità di un sacerdote. Poco dopo prende il via un vorticoso passaggio di proprietà illecite e forse il capolavoro viene esportato dentro una cassa di medicinali alla volta di una missione religiosa in Brasile, in cui lavorava un conoscente della famiglia Barbetti. Nel 1971 la statua viene acquistata da Heinz Herzer, un commerciante di Monaco di Baviera e tre anni più tardi le prime accurate analisi la datano al IV sec. a. C. e la attribuiscono a Lisippo. Poco dopo si scatena una battaglia fra musei per l'acquisto: mentre il Metropolitan Museum di New York si tira indietro di fronte alla dubbia provenienza dell'opera, il Getty Museum non si fa troppi scrupoli e la compra per quasi quattro milioni di dollari nel 1977. Da allora vari governi italiani affiancati dalla Regione Marche e da altre associazioni locali ne hanno reclamato la restituzione ma i vari direttori del Getty hanno sempre rifiutato. Adesso la parola finale spetta alla Cassazione. E forse il lunghissimo viaggio dell'Atleta che partì dalla Grecia su una nave romana diretta in Italia e affondata nell'Adriatico, dopo 35 anni di sosta in Usa, si concluderà finalmente a Fano.

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