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A Veltroni e Clinton non resta che il jazz

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Veltroni col jazzista Di Battista, a destra Bill Clinton

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Come cantavano gli Stones, non sempre avrai ciò che desideri. Clinton e Veltroni lo sanno bene: entrambi amano la musica, ma la sorte ha giocato loro brutti scherzi. Il primo sognava di diventare una stella del jazz, ma ha dovuto contentarsi di un ruolo da presidente degli Stati Uniti. Il secondo, peggio ancora: è un "ex" tutto, e cresce il sospetto che neppure a Lagos lo vorrebbero come segretario di qualche sezione subsahariana del Pd. Si potrebbe pensare che Bill e Walt siano segretamente invidiosi del curriculum vitae di Berlusconi, partito come carezzevole chansonnier (ok, sulle navi da crociera), per percorrere tutto il cursus honorum della politica, e togliersi ancora lo sfizio di comporre qualche canzuncella. Senza più Confalonieri, ma con il fido Apicella. Walt si chiede: "quand'è che ho toccato la nota sbagliata? Perché il mio pubblico mi ha abbandonato?". E non si dà pace. Dal Campidoglio inondava Roma di pop e rock. Sul palco abbracciava Jovanotti con lo stesso slancio con cui avrebbe accolto un qualunque Kennedy. Poi, sempre da sindaco, ha stilato compilation musicali alla radio e per cd, con più energia di quella spesa per coprire le buche dell'asfalto. Ancora, un suo libro dedicato a un talentuoso pianista scomparso, Luca Flores, si trasformò in un film con Kim Rossi Stuart.   Ieri, l'apoteosi: dopo l'altruistico ritiro dal premio Strega, la saga letteraria di Veltronskji, "Noi", ha trovato una metamorfosi jazz all'Auditorium grazie a strumentisti-top come Stefano Di Battista, Danilo Rea, Roberto Gatto, Dario Rosciglione. Arrangiamenti in tempi dispari per i brani che formano l'ideale "colonna sonora" del romanzo. Fa pensare la cover di "Una carezza in un pugno". Per Celentano era un messaggio d'amore, chissà se Walt l'ha dedicata a Bersani, quello che cerca "Un senso" per il Pd, mentre come insegnava Vasco, "un senso non ce l'ha". Vite parallele, quelle di Walt e Bill. Però, almeno, l'americano ha goduto di un corollario di ammiratrici fervide e bollenti, come si conviene a una star. Clinton non voleva conquistare il mondo con valigette nucleari: gli serviva solo quella per custodire il sax. Strumento che, nota lo psicoanalista, è simbolo fallico come pochi altri, e sin qui ci siamo. Solo che lo stile musicale di Clinton non è ammaliante e sensuale come quello black&free di John Coltrane o quello white&cool di Stan Getz, i suoi idoli. Piuttosto, il soffio di Bill ricorda da vicino quello di un clacson. Provò a suonarlo al ballo inaugurale del '92, poi in tv da Arsenio Hall, ma non fece mai un figurone. In una notte d'autunno del 2001, era a cena in un ristorante romano. Colto da raptus improvvisativo, abbandonò i tagliolini, chiese in prestito il "soprano" alla band del locale, e si cimentò in ingloriose intepretazioni di "My Funny Valentine" e "Summertime". Ora, il marito di Hillary si gode la splendida pensione in giro per il mondo, con discorsi profumatamente pagati da enti privati. A Sanremo, come sempre, lo vogliono superospite. È un tormentone invariabile: dieci anni fa si rimediò con l'imitazione di Teocoli. Il compenso pattuito sarebbe di 500mila euro, da recuperare con il canone Rai. Domenica il direttore artistico del Festival, Mazzi, giubilava in tv: "trattativa molto avanzata". Poi ci si è infilati nel tunnel del viene-non viene: qualcuno, dai corridoi di Viale Mazzini, giura che è fatta, altri parlano di contatto sfumato. Nel frattempo, due senatori radicali, Perduca e Poretti, hanno presentato un'interrogazione che suona così: «Perché Morgan no e Clinton sì? Bill ha ammesso di aver fumato spinelli, in gioventù», e si chiedono se gli verrà imposto un test antidroga.   Il punto è: che ce ne facciamo del suo sax d'oro all'Ariston? L'ex numero uno di Washington è inviato speciale dell'Onu per Haiti. Che venga gratis, e lanci appelli per una buona causa. Magari sua moglie riesce anche a far pace con Bertolaso. Bill musicista non vale il prezzo del biglietto: non è Coltrane, e neppure Fausto Papetti.  

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