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Vittoria Puccini nella fiction sullo psichiatra «Parte favolosa, per averla ho fatto di tutto»

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.È una delle dieci persone che hanno cambiato il '900», parola di Peppe Dell'Acqua, direttore del Distretto di Salute Mentale di Trieste che fu allievo e amico del grande psichiatra veneziano. Basaglia era uno che lavorava sui dubbi, più che sulle certezze, e fare una fiction su di lui è apparsa subito un'impresa disperata. Come quella di chiudere i manicomi-lager. Eppure sono riuscite tutte e due. La fiction «C'era una volta la città dei matti» andrà in onda in prima serata su Raiuno domani e lunedì. La regia è di Marco Turco, con la cosulenza di Dell'Acqua, protagonisti Fabrizio Gifuni (Basaglia), Vittoria Puccini (una sua paziente) e tanti altri che danno vita a un racconto corale. L'avventura di «C'era una volta la città dei matti» è inevitabilmente una storia un po' folle e inizia con Claudia Mori (la cantante, ma qui in veste di produttrice) che va da Marco Turco (il regista) con una sceneggiatura un po' fiacchetta su due malati di mente. «Ma no! - dice Turco - Perché invece non facciamo una fiction su Basaglia?». Ma non è roba da poco. Lo stesso Turco ammette che è «pericoloso, rappresentando i malati di mente si rischia la caricatura». La Mori (che come il marito è parsimoniosa, dio li fa e poi li accoppia) è preoccupata: «Si devono fare cose belle, i soldi vanno spesi bene». La rincuora Fabrizio Del Noce, direttore di Raifiction, che come sa del progetto le dice: «Se tu la fai, io la mando in onda». Una cosa un po' da matti, una scommessa sul buon gusto degli spettatori che però, ultimamente, hanno dimostrato di averne molto. Per il protagonista si pensa a Fabrizio Gifuni, tutti sono convinti che se è stato capace di fare De Gasperi e Papa Montini saprà cavarsela anche con Basaglia. Tutti meno lui. Non è matto. «Per scalare una così alta vetta - spiega Gifuni - è necessario preperarsi molto». Come protagonista femminile si fa il nome della Puccini, che della parte s'innamora. «Quel ruolo è il sogno di ogni attrice», afferma. Ma non lo può fare, ha altri impegni. Vittoria sembra impazzita, corre dalla Mori, le spiega che desidera tanto quella parte. La moglie di Celentano sposta date, troupe, riprese. Alla fine trovano la soluzione e la fiction parte. Anzi no, perché la figlia di Basaglia, Alberta, quella fiction non la vuole. Dice di «sentirsi invasa», lei e la sua famiglia. E invece loro, i vari Mori, Turco, Gifuni... la fiction la vogliono fare e la fanno. «Sono stata anche villana - riconosce Alberta Basaglia - ho fatto di tutto per convincerli a non realizzarla. Non ho voluto saperne niente per avere il diritto, dopo, di dire che era brutta». Ma poi le piace. Roba da matti. Che ne pensa? «Non voglio sperticarmi in lodi», dice Alberta. Nella fiction ha ritrovato suo padre? «Sì, l'ho ritrovato. Da quando l'ho vista Fabrizio lo chiamo professor Gifuni».

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