L'opera d'arte più costosa al mondo
Nelle case d’aste i battitori sono professionisti pagati per non emozionarsi. Ma l’altra sera, a Londra da Sotheby’s, durante una gara, quando «L’uomo che cammina», scultura di Alberto Giacometti, è arrivata a 75 milioni di euro, battendo ogni record, l’emozione c’è stata. È stata una vera «guerra», durata otto minuti, combattuta a «bordate» da centomila euro e più. Le cifre ad un certo punto si sono impennate, hanno sfondato il tetto dei 31 milioni di sterline, cioè 50 milioni di dollari, cioè 35 milioni di euro. E qualcuno ha cominciato a sudare. Alla fine un'anonima voce al telefono ha conquistato la scultura dell'artista svizzero per 75 milioni di euro, 104,3 milioni di dollari. Una cifra da capogiro. Alla blasonata casa d'aste (cosa rara) sono rimasti a bocca aperta. Si attendevano quotazioni tra i 15 e i 20 milioni di euro. Che comunque non sono bruscolini. E invece... è stato battuto il record delle opere vendute all'asta. Giacometti ha stracciato Picasso e anche Van Gogh. Tutti stupiti, ma non Vittorio Sgarbi: il critico considera il «piazzamento» di Giacometti dal punto di vista personale una sua piccola vittoria. Giacometti infatti fa parte di «quel gruppo di artisti - spiega il critico - fuori dalla logica delle correnti, quegli artisti che ho sempre sostenuto. Giacometti fu apprezzato, in vita, soprattutto da scrittori, più che da critici, come Giorgio Soavi». Giacometti, nato in Svizzera nel 1901 da una famiglia di artisti, nelle sue prime esperienze si avvicinò alla poetica surrealista. L'uomo che cammina, un'opera del 1960, realizzata sei anni prima della sua morte, Giacometti la pensò ispirato dall'omonima opera di Rodin. Mostra una figura umana in movimento, alta 183 centimetri, ridotta ad un'essenzialità filiforme, quasi annullata dalla sofferenza della vita. «È raro - aggiunge Sgarbi - raggiungere alti valori di mercato prescindendo dai raggruppamenti: i futuristi, l'arte povera, la transavanguardia... Appartenendo a questi gruppi si ottiene il sostegno sindacale dei critici». Ma per Giacometti non è così. «È un autore poeticamente vicino a Camus e Sartre - continua Sgarbi - che rappresenta l'uomo distrutto e impone la centralità della figura umana. Artisti come Morandi sfuggono alla rappresentazione dell'uomo. Giacometti faceva quello che oggi fa Sughi: impone l'uomo. E lo impone nella sua condizione di isolamento, con figure sottili». Per Sgarbi Giacometti è l'uomo dell'Olocausto. Ma non è solo questo il merito dell'artista. Il critico afferma che «è come Michelangelo, infatti è uno dei pochissimi per il quale il livello estetico è identico nella scultura e nei disegni». «L'uomo che cammina» era stata commissionata all'autore nel 1956 dalla banca Chase Manhattan Plaza di New York ed era stata esposta nel 1962 alla Biennale di Venezia. Ha fatto parte della collezione della Dresdner Bank ed è stata poi venduta, nel gennaio 2009, alla Commerzbank che l'ha ora rivenduta. Ma non c'è pericolo che questa scultura diventi invisibile in qualche collezione privata. «Secondo una regola del mercato i pezzi unici vengono fatti in otto o nove esemplari - spiega Vittorio Sgarbi - Questa statua, ora venduta a 75 milioni di euro, ne ha altre otto eguali».