Due opere danneggiate dal sisma che ha sconvolto L'Aquila tornano di nuovo a splendere.
Èsoltanto l'inizio di quella politica di «adozione» dei monumenti, la carta vincente che potrebbe risollevare le sorti della Storia dell'Arte abruzzese, sopratutto nelle fasi successive al terremoto. In uno dei due quadri, il San Pietro Celestino ammansisce i buoi infuriati di Carl Borromaeus Andreas Ruthart, un monaco celestiniano allievo di Rubens. Quella di cui stiamo parlando è una tela di grandi dimensioni (2x3 m) travolta dai crolli della Basilica di Santa Maria di Collemaggio. Per questo l'opera era gravemente danneggiata con evidenti lacerazioni e con la superficie pittorica ricoperta da uno alto strato di polveri. L'accurato intervento di restauro ha permesso però il suo recupero completo. Allo stesso modo è tornato agli antichi splendori l'altro dipinto di dimensioni minori e meno danneggiato: I Santi Sipontini Giustino, Fiorenzo, Felice, Giusta, Umbrasia di autore ignoto, si trovava nella chiesa di Santa Maria Assunta a Paganica (AQ). Il restauro ha permesso anche una nuova lettura del quadro che si è rivelato di buona fattura. «Lentamente e faticosamente L'Aquila si rialza - ha scritto Anna Maria Reggiani, Direttore Regionale BCP Abruzzo - esempio ne è questa bellissima iniziativa della Fondazione CittàItalia che, unendo gli sforzi e grazie alla generosità di tanti "semplici" cittadini, ha prodotto il restauro delle due tele». La Fondazione CittàItalia, grazie alla generosità di moltissimi italiani e di tanti donatori, dà seguito all'impegno assunto dopo il terremoto del 6 aprile 2009 con il progetto «Per il Rinascimento culturale dell'Abruzzo» all'interno del quale, per l'appunto, risiede la possibilità di contribuire al restauro di una o più opere danneggiate. «In pochi mesi, grazie anche alla competenza e alla professionalità della Ditta di restauro aquilana Carnicelli Dario & Figli - dichiara Ledo Prato, segretario generale della Fondazione CittàItalia - siamo riusciti a riconsegnare agli aquilani e a tutti coloro che amano l'arte, due opere di straordinario valore anche dal punto di vista simbolico». Due restauri quindi che testimoniano l'impegno e la solidarietà di tanti italiani ma anche il segno evidente della collaborazione fra le Istituzioni pubbliche e le Fondazioni private. «Tornate a nuova vita - scrive Luciano Marchetti, vice Commissario delegato tutela beni culturali - in attesa di essere ricollocate nei luoghi che le hanno custodite, queste tele sono al momento tra le più espressive e simboliche testimonianze della volontà di rinascita della terra aquilana».