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"Donne troppo impegnate"

Muccino con Vittoria Puccini e Sabrina Impacciatore

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Con «Baciami ancora», Gabriele Muccino torna al punto di partenza realizzando il seguito de «L'ultimo bacio». Ma se circa 10 anni fa «L'ultimo bacio» raccontava la voglia di fuggire da legami e responsabilità, i 40enni di oggi nel sequel (dal 29 gennaio distribuito da Medusa in 600 sale) sono schiacciati da un mare di problemi, tra figli, divorzi e incomprensioni. Al vecchio cast si aggiungono i nuovi personaggi di Vittoria Puccini (nel ruolo di Giulia al posto di Giovanna Mezzogiorno), Adriano Giannini (attore sfigato e compagno di Giulia), Valeria Bruni Tedeschi (moglie abbandonata ma allegra). Tutto accompagnato dalla canzone che Jovanotti ha scritto apposta per il film e che è già un tormentone. Muccino, come sono cambiati i trentenni de «L'ultimo bacio»? «Allora eravamo tutti giovani. Oggi siamo uomini pieni di responsabilità, cominciamo a capire i discorsi dei vecchi padri. Nel frattempo, ho seguito un percorso americano che ho affrontato con leggerezza perché sapevo che potevo sempre tornare in Italia. Hollywood è un mondo vasto e competitivo: lì ho imparato ad essere più umile e meno narcisista». Gli uomini sono proprio come li descrive, sull'orlo di una crisi di nervi e attaccati ai propri figli? «"L'ultimo bacio" l'ho girato prima dell'attentato alle Torri Gemelle, in una fase di ottimismo clintoniano ed era un film cinico, che parlava della voglia di scappare da qualsiasi responsabilità. Oggi, tra terrorismo, guerre e mutamenti climatici, occorre ritrovare il senso delle cose nella semplicità quotidiana, nella domanda di un figlio che chiede "Papà m'insegni a fare qualcosa?" Questo ci fa sentire vivi. Ho raccontato i valori di una famiglia non convenzionale, ogni personaggio fa scelte sorprendenti, ma tutte vere, rubate alla vita, a persone che conosco davvero. C'è maschilismo, desiderio di nomadismo, depressione e determinazione. E come canta Jacques Brel "ci vuole talento per invecchiare senza crescere"». E le donne come sono mutate in questi anni? «Non sono un sociologo né voglio salire in cattedra, descrivo solo ciò che vedo. I miei personaggi, donne e uomini, devono vincere la paura della solitudine, verbalizzare i propri sentimenti, riparare gli errori commessi, saper chiedere scusa, tramandare il senso della vita ai propri figli. Non devono più fuggire, correre o urlare per affermare la propria esistenza. Le donne sono mutate molto, la maternità le ha addolcite, sono più disposte a lasciarsi andare all'istinto. Sono più vicine alla verità, ma la società chiede loro moltissimo, troppo: devono dare tanto alla famiglia, al compagno (spesso debole e insicuro), alla carriera e tutto ciò le rende nevrotiche, una nevrosi che stordisce, disorienta e annichilisce gli uomini. Sembra quasi che si siano smarriti i codici di accesso all'universo femminile e la comunicazione tra i due sessi resta problematica, quasi come ai tempi di Plinio».

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