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Raffaele La Capria «A cuore aperto» l'ultimo suo libro...

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Questolibro è come un diario, la mia esperienza vissuta e del mio ritorno alla vita. Scritto in modo semplice ed immediato». Le fa paura la morte? «Ho subito questo intervento quando - data la mia età - la percezione della morte si fa sempre più vicina. In questo libro vita e morte diventano due poli che quotidianamente si respingono e si attraggono. Nelle pagine c'è tanta tensione». Perché scrive? «La scrittura mi dà felicità, con la scrittura si possono trasmettere sentimenti e anche si può regalare contemplazione». «A cuore aperto» ha ricevuto il premio Laurentum. «Sì, i premi fanno sempre piacere e poi questa volta me lo ha consegnato Gianni Letta, Presidente della giuria». Dove è nato? «A Napoli. I miei genitori erano napoletani. Mia madre era una signora d'altri tempi, mio papà era libero commerciante». E lei scrittore? «Sì, mi sono formato con gli studi classici. Cultura e spirito insieme hanno convissuto. Mi è sempre piaciuto scrivere, da sempre mi volevo occupare di letteratura. Mi sono laureato in Giurisprudenza ma non volevo fare l'avvocato». Scrivere cambia la vita? «Può cambiare sia la vita dello scrittore ma anche quela del lettore». Perché ha lasciato Napoli? «Era il 1952 quando sono venuto a Roma. Eravamo usciti dalla guerra. A Napoli era tutto più difficile. Tanti miei amici poi diventati famosi: Francesco Rosi, Giuseppe Patroni Griffi, Giorgio Napolitano e tanti altri napoletani come me hanno lasciato una città stupenda come Napoli. Comunque Napoli è sempre nel mio cuore». E Capri? «Capri ancora di più. Mi sento un uomo del sud». Si è sposato due volte... crede nel matrimonio. «Assolutamete sì. Ho una figlia dal primo matrimonio ed un'altra figlia dal secondo matrimonio». Ilaria Occhini sua moglie, una donna eccezionale ed una compagna di vita? «Una donna stupenda ed un'ottima compagna di vita. Mi auguro di vivere con lei anche l'ultimo giorno della mia vita. È la donna che condivide con me tutto e tutti. È davvero il angelo custode».

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