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«Un capolavoro assoluto che m'incanta»

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Maogni volta riemergono sempre elementi nuovi ed emozionanti. Come una sposa fedele che vedo ogni volta con occhi nuovi e nella quale ammiro sempre qualcosa di diverso che prima non avevo percepito. Come due vecchi amanti che vivono emozioni intense pur rimanendo insieme da anni. Il Falstaff m'incanta. E allo stesso tempo riscopro l'ansia d'amore di Verdi. Di questo vegliardo che, a ottanta anni e dopo tutto quello che aveva fatto, prima di uscire di scena ha avuto questa intuizione realizzando un miracolo. Sconcertando persino tutti quelli che dicevano: «Verdi si è messo a fare il tedesco». Fece un uso senza precedenti della musica, combinata con le parole e con i personaggi. Anche grazie al libretto di Arrigo Boito che ha rielaborato il celebre personaggio shakespeariano che compare ne «Le allegre comari di Windsor» e in «Enrico IV». Verdi, a quella veneranda età, ha riscoperto l'amore con una freschezza straordinaria. Sono innamorato di queste due facce che ha offerto Verdi: quella scellerata, cinica, matta e stravagante del vecchio, e l'altra, fresca, innocente e pura della giovane. È un monumento all'amore, soprattutto a quello giovanile, che non tramonta mai. Sono grato al Teatro dell'Opera di Roma per avermi dato la possibilità di rivisitare questo capolavoro di cui sono appassionato e innamorato. È uno degli spettacoli più riusciti. Oggi tutto il teatro lirico del mondo è in crisi. E non tanto per una questione di denaro. Il problema vero è che non si sa più da che parte andare. Troppo spesso si dimentica invece che l'opera è il massimo dell'arte. Il più grande capolavoro che Dio abbia mai offerto all'uomo. Franco Zeffirelli

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