Sul web vince l'effetto juke box
Sembra ancora di vederli nei bar delle vacanze o sotto casa: quei mobiloni colorati che contenevano decine e decine di 45 giri pronti a suonare per noi. Negli anni Sessanta bastava una monetina per ballare, sognare, innamorarsi. E ascoltare ancora. Poi sono arrivati gli anni Settanta. È arrivato il boom dell'album, del concept album. Lavori-fiume sempre più lunghi. Il pubblico seguiva gli artisti e acquistava i loro dischi in vinile. Il singolo era poca cosa rispetto alla completezza dei long playing. Era l'epoca d'oro dell'industria discografica. Con i dischi si diventava miliardari. Da qualche anno l'aria è cambiata. La rivoluzione digitale è sotto gli occhi di tutti: Internet e personal computer dentro ogni casa. E l'iPod che impazza nelle orecchie. Sempre più giovani. Sono sempre di più quelli che non comprano cd nei negozi tradizionali e «scaricano» canzoni da Internet. Singole canzoni. E così il sito di iTunes diventa una sorta di juke box dell'era digitale. Le nuove produzioni musicali non fanno più gola in quanto album (collezioni appunto), ma come singoli da ascoltare, amare e «scaricare». E così torna in voga la logica del juke box. Si sceglie la canzone e la si compra. Potendola ascoltare e riascoltare all'infinito. Non sarà proprio il juxe box di una volta ma gli assomiglia tanto. Nel 2009 il boom della musica digitale. L'anno scorso il consumo di musica on line è cresciuto del 12% con un fatturato complessivo di 4,2 miliardi di dollari. Più di un quarto di tutti i ricavi delle case discografiche proviene ormai dai canali digitali che oggi rappresentano il 27% dei ricavi di tutta la musica venduta. Sono cambiate anche le modalità di accesso alle sette note: dall'offerta di contenuti associata ai servizi di connessione a banda larga, allo streaming audio e video, internet e telefonia mobile. Tra gli artisti più «scaricati» c'è Lady Gaga: il brano più venduto del 2009 è stato il suo «Poker Face», con un totale di quasi dieci milioni di unità. In vetta alle classifiche anche Flo Rida e la sua «Low». Per non parlare dei Radiohead di Tom Yorke, che ormai pubblicano album interi esclusivamente sul web. Per questo nell'ultimo anno le aziende del disco hanno stretto partnership commerciali con operatori che offrono servizi supportati dalla pubblicità come Spotify, Deezer, MySpace Music e We7 e con i canali di videosharing come YouTube, Hulu e Vevo. Certo, in giro non si sentono le hit di Domenico Modugno, Dik Dik e Beatles. Non si ballerà in riva al mare, al chiaro di luna e al ritmo di Fred Bongusto ma un po' di quei mitici anni Sessanta si respira ancora. Almeno nel cuore.